Ieri ero molto raffreddato e non ho potuto completare la risposta. Ora é pronta e domani la pubblicherò sul mio sito, in evidenza, dopo aver avvisato Consolato e Ministero e inviato loro copia. Eccola, in anteprima per il forum.
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Quando progetto un viaggio in moto, soprattutto in zone “calde”, mi documento scrupolosamente sulla situazione del territorio da attraversare. Infatti, anche se alcuni miei viaggi si sono svolti in regioni dove è decisamente sconsigliabile recarsi, soprattutto da soli e in moto, questo non vuol dire che io non cerchi di ridurre al minimo tali rischi, programmando, finché possibile, percorsi che evitino tali zone e, quando ciò non è possibile, acquisendo le informazioni che mi permettano di conoscere tali rischi e prepararmi al meglio per ridurne le conseguenze.
P.e., durante il mio Giro del Mondo di 2 anni fa, ho sì attraversato il Pakistan (dove sconsiglio di andare), ma sapevo cosa mi aspettava, avevo acquisito i necessari permessi, ero documentato sulle strade e le risorse locali, sulla necessità di una scorta militare per una parte del percorso e, durante quei giorni, ho assunto un atteggiamento prudente… per quanto sia possibile avere un simile atteggiamento in tali zone.
Nell’acquisizione delle informazioni prima del viaggio procedo a 360°. Quindi internet, forum, libri, guide, racconti di motoviaggiatori (e non solo) che hanno attraversato quelle regioni prima di me, giornali… e anche le fonti ufficiali. Tra queste ultime, il sito del Ministero degli Esteri italiano con
www.viaggiaresicuri.it. Sia chiaro: anche quel sito non è la Bibbia; non si deve prendere per oro colato tutto quello che c’è scritto. In particolare a volte eccede negli allarmismi (per loro è pericoloso anche un viaggio in Svizzera), ma, a parte l’ovvietà che nessun luogo è assolutamente sicuro (i recenti attentati a Parigi lo confermano), è comunque una utile fonte di informazioni, che mette in guardia da possibili pericoli. Poi sta a noi approfondire e, infine, decidere cosa fare.
In occasione del mio prossimo viaggio in Caucaso (giugno 2016), in considerazione del fatto che in diversi territori di quella regione la situazione è “calda” e alcune frontiere sono chiuse o percorribili con limitazioni, ho preso informazioni dalle fonti indicate prima. Poi ho cominciato ad approfondire; e qui sono cominciati i problemi.
Mi sono rivolto (via email) al consolato italiano in Georgia, per avere informazioni sulla transitabilità della frontiera
1 tra Georgia e Ossezia del Sud, che fino a un paio di anni fa risultava chiusa, e il consolato (dopo un mio sollecito) mi ha gentilmente risposto, confermandomi che la frontiera risulta aperta e quindi la Georgia consente di entrare in Ossezia del Sud solo dal valico di Gori (e anche di uscire dal medesimo valico). Mi hanno confermato (cosa che già sapevo, ma la conferma è comunque utile) che entrare in Ossezia del Sud dalla Russia è considerato illegale dalla Georgia (in base alla sua Legge sui “Territori Occupati”) e quindi un mio successivo ingresso in Georgia è da evitare (sarei arrestato). Tutte queste sono notizie pubbliche (sul sito prima indicato), ma in certi casi è bene controllare dalla fonte.
1 Quando viaggio, per me “frontiera” è qualunque linea che indica la delimitazione tra due autorità indipendenti tra loro, che siano Stati internazionalmente riconosciuti o no. Quando ho di fronte un poliziotto o un militare (o comunque un burocrate al servizio di una qualunque autorità), non mi cambia assolutamente nulla se quella autorità è internazionalmente riconosciuta o è considerata abusiva dalla comunità internazionale. L’unica cosa che per me conta, sul campo, è l’autorità di fatto, quella effettivamente esercitata: quando ho di fronte una persona armata o comunque in grado di impormi la sua autorità, quella è l’unica cosa che conta. Oltre al fatto che, sinceramente, mi sembra ridicola la frasi, spesso usata, come “Stato autoproclamato”. Ogni Stato è autoproclamato! Uno Stato riceve la propria legittimazione dal principio di effettività; è tale proprio in quanto è effettivamente tale; il cosiddetto riconoscimento da parte di altri Stati è solo un di più, un qualcosa che arriva dopo che lo Stato si è in realtà imposto come tale. A volte addirittura, per convenienza politica, si “riconosce” uno Stato che nemmeno effettivamente esiste. Viaggiare per il mondo con in mano una “cartina” riportante solo gli Stati “internazionalmente riconosciuti” sarebbe folle, da irresponsabili, come viaggiare con i paraocchi.Ho dunque ringraziato il consolato italiano in Georgia e quindi ho rivolto una simile domanda (sempre via email
2) a quello in Ucraina, dove è critica la situazione delle regioni sudorientali, al confine con la Russia. In particolare, visto che gli stessi ministero e consolato italiani sconsigliano di viaggiare in quelle regioni (per la presenza di indipendentisti russi), ho chiesto di indicarmi un valico tra Russia e Ucraina a nord di queste regioni, individuato il quale, potrei entrare in Ucraina, arrivare alla capitale Kiev e poi (percorrendo vie principali) giungere in Ungheria (da dove rientrare comodamente in Italia). Un valico ragionevolmente sicuro e ufficialmente aperto al passaggio di stranieri con il loro veicolo. Ho allegato anche una cartina, con evidenziate le zone sconsigliate e l’itinerario (al di fuori di tale zone) che io intendevo seguire.
2 Di tutto lo scambio di email (tra me, il consolato e il Ministero degli Esteri) ho ovviamente copia, ma non le pubblico, non avendo ricevuto espressa autorizzazione dagli stessi alla pubblicazione. La pubblicazione, però, io ritengo sarebbe cosa utile e nell’interesse pubblico (interesse pubblico che dovrebbe essere perseguito dagli enti in questione), quindi io fin d’ora autorizzo loro a rendere pubblico lo scambio di messaggi.Era l’inizio di novembre 2015. Dopo pochissimi giorni (talmente pochi da restare sorpreso per la celerità, ma la sorpresa positiva è durata poco), mi hanno risposto che non era possibile fornirmi indicazioni a causa della fluidità ed imprevedibilità della situazione di conflitto nella zona.
Una risposta ridicola! Ho immediatamente replicato che nessuno ha la palla di vetro, ma io chiedevo solo di rispondere alla mia email con riferimento alla situazione attuale, come se dovessi partire quel giorno.
La cosa sembrava chiarita, tant’è che lo stesso giorno il consolato prendeva atto di questo mio chiarimento, ringraziandomi per le utili precisazione e affermando che ora la situazione era più chiara.
Dopo di che… il nulla!
Sollecito il consolato altre due volte, a novembre. Nessuna risposta.
Arriva dicembre e, spazientito, sollecito nuovamente il consolato, ma stavolta scrivo anche al Ministero degli Esteri (tramite l’apposito modulo sul loro sito, sezione URP), riepilogando loro tutta la storia, sperando che loro sollecitino il consolato inattivo.
In effetti, ben presto il ministero mi risponde, con una email molto cortese, in cui scrive che il quesito da me posto rientra nella competenze del Consolato d’Italia a Kiev (ma va?! Dopo due mesi che gli scrivo e lo sollecito non credete che io lo abbia capito da solo?), al quale quindi inoltrano la mia comunicazione per i chiarimenti del caso (risposta firmata con nome, cognome e qualifica).
Non è un granché di risposta, è un po’ “burocratica”, ma almeno è veloce e cortese. Aspetto.
Ma l’attesa dura ben poco, perché, dopo poche ore, arriva la “vera” risposta, che è allucinante, una cosa davvero deprimente. Il Ministero degli Esteri (dal consolato in Ucraina non ricevo alcuna risposta) mi risponde che hanno interpellato l’Ambasciata italiana in Ucraina che ha confermato… quello che ha scritto nella prima email inviatami, cioè che non era possibile fornirmi indicazioni a causa della fluidità ed imprevedibilità della situazione di conflitto nella zona.
Non contenti di questa stupida risposta, il ministero rincara la dose e parte con una lunga filastrocca sulle responsabilità dei viaggiatori e gli obblighi istituzionali del ministero, citando il sito con
www.viaggiaresicuri.it , tutte cose che, ovviamente, da esperto viaggiatore (mi ero anche presentato come tale, con le mie esperienze in merito) conosco benissimo. Risposta anche questa firmata con nome, cognome e qualifica, diversi dai precedenti.
Ma in che razza di modo lavora questa gente?
Io faccio una domanda chiara, semplice e loro mi rispondono con uno scaricabarile? Io ripeto quello che ho già spiegato al consolato, cioè che NON ho chiesto quale sarà la situazione in futuro, ma solo qual è la situazione OGGI e loro rispondono come se niente fosse, con la stessa pappardella della prima email! Se non sono in grado di valutare la situazione di OGGI, allora che ci sta a fare l’ambasciata in Ucraina e su quali basi emette gli avvisi di pericolo pubblicati sul proprio sito (e sul sito del Ministero degli Esteri)?!!
Sarà ovviamente mia esclusiva responsabilità valutare quale sarà la situazione AL MOMENTO DEL VIAGGIO e so come fare, visto che sono un viaggiatore esperto e l’Ucraina non è certo il posto più pericoloso che ho attraversato in moto: non sono loro (per fortuna!) le mie uniche fonti.
Quindi ho subito risposto al ministero (e, per conoscenza, al silente consolato), sollecitando a rispondere alla mia semplice domanda, senza risposta da quasi due mesi, che si può riassumere in breve:
ADESSO, si può valicare la frontiera (con un proprio veicolo, in particolare motocicletta), senza controindicazioni di sicurezza a voi note, dalla Russia all’Ucraina nella parte settentrionale del confine, presso Sumy e Hlukhiv (quindi a nord di Kharkiv, cioè al di fuori delle zone indicate nella mail precedenti e che ovviamente non intendo minimamente attraversare perché notoriamente pericolose)? E, se lo sapete, da quali valichi? E’ una domanda semplice, aspetto una risposta semplice, non uno scaricabarile.
Considero il comportamento del Ministero degli Esteri e del consolato italiano in Ucraina poco professionale e vergognoso e intendo denunciarlo in tutte le sedi opportune.
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Edited by Gold Wing - 30/12/2015, 15:30