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Eccomi in cima, quota m 680 (il piazzale sotto dove ho parcheggiato la moto è a quota 600). Splendido panorama, a 360°, con la catena costiera che si protende verso est.
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Kyrenia è proprio qui sotto, sembra quasi di poterla toccare, col suo porticciolo.
Anche la strada fatta a piedi è qui sotto, e riesco a vedere la moto lasciata nel parcheggio.
Questo castello faceva parte di un sistema di difesa, insieme al castello di Buffavento (e est) e Kantara (ancora più a est). I tre castelli sono visibili (soprattutto accendendo fuochi) l’uno dall’altro, costituendo quindi un valido sistema di avvistamento e segnalazione. Nel ‘500 i veneziani si convinsero che era più opportuno avere fortificazioni costiere bene armate e quindi questi castelli furono abbandonati e finirono progressivamente in rovina.
Inizio la discesa.
Al parcheggio la moto è oggetto delle solite, innocue, attenzioni.
Scendo con la moto a Kyrenia. L’antico porto mi risulta essere zona pedonale, quindi cerco di avvicinarmi il più possibile in moto per poi visitarlo a piedi. Raggiungo il castello posso accanto al porto, da dove si ha una bella vista dell’antico porto. Unico approdo della costa nord di Cipro, ha perso importanza in epoca moderna a causa della ristrettezza del suo bacino e dello scarso fondale; è stato costruito poco a est un porto moderno, dove attraccano anche le navi dalla Turchia… e dove sarei arrivato io due settimane fa se il porto non fosse chiuso il finesettimana!
La banchine del porto sono completamente ricoperte da ristoranti. Questo è anche il principale centro turistico di Cipro Nord; la gente sfrutta anche i piccoli balconi per mangiare all’aperto.
Parcheggio la moto in una via vicina (di fronte a una moschea) e raggiungo il porto a piedi.
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Ma nel porto noto due grosse moto parcheggiate; a quel punto decido di arrivarci con la mia moto: se lo può fare una Harley, allora lo può fare anche una Gold Wing!
Con molta attenzione a causa degli spazi ristretti, del fondo irregolare e scivoloso e della notevole pendenza, entro in porto con la mia moto.
Scelgo un ristorante sul porto, con vista panoramica e mi godo un bel pranzo a base di pesce, con la mia moto parcheggiata sotto.
Finito il pranzo (un po’ più caro della media a Cipro, ma pur sempre economico rapportato all’Italia), riprendo la moto ed esco da Kyrenia.
Noto anche qui diversi casinò e locali notturni.
Riprendo la rotta verso est, prima interrotta per visitare il castello di Sant’Ilarione, lungo la strada costiera: a sinistra il mare, a destra le montagne.
Ho dei dubbi sull’ultima parte della strada che dovrebbe condurmi al Capo dell’Apostolo Andrea. Sulla carta è segnata sterrata, da ben prima del capo (stimo circa 30 km), oltre al fatto che anche la strada precedente è indicata come molto secondaria e abbastanza tortuosa.
Ma, già prima di Dipkarpaz (il centro principale della regione) la strada mi sembra rifatta abbastanza di recente e dopo pochi km noto che segue un percorso diverso dalla strada indicata sulla cartina, più rettilineo. La strada è comunque riportata sulla mie mappe gps, dalle quali comunque non riuscivo a capire se fosse asfaltata o no.
Bene, questo renderà possibile il raggiungimento del capo in giornata, prima del tramonto.
Sono pochi i centri abitati di questa regione. Attraverso Yesilkoy, con una delle solite statue patriottiche, incorniciata dalle solite due bandiere turca e turco cipriota. Mi chiedo se l’esposizione di queste due bandiere sia regolata da una Legge a Cipro del Nord, tanto è costante è precisa, sempre appaiate, sempre perfettamente con la stessa evidenza (mai una prima dell’altra o più in alto o comunque più in vista).
Passo accanto a un grande porto turistico, probabile preludio allo sfruttamento turistica di questa regione, il Karpas (o Karpasia in turco), finora fortunatamente rimasta quasi intatta.
Calette, chiesette (in questa regione è rimasto qualche segno della presenza cristiana),
un tratto di sterrato dovuto a lavori in corso (fortunatamente breve)
e un’ottima strada
mi porta a Dipkarpaz (il centro principale della penisola), dove vedo segni di coesistenza, almeno dal punto di vista architettonico, di cristiani e islamici (le chiesa viste qui al nord sono davvero poche), con un chiesa a pochi metri da una moschea. Peccato che la chiesa non possa suonare le sue campane.
A questo punto abbandono la costa nord del Karpas. La nuova strada (come la vecchia), infatti, corre lungo la costa sud.
Belle spiagge si susseguono alla mia destra, alcune con qualche insediamento turistico (poche, per fortuna, con grossi residence).
Finisce la strada nuovo e comincia la vecchia, ma, per fortuna, qui ancora asfaltata. Continua le belle spiagge e comincio a notare alte dune di sabbia.
La strada a volte si interna un po’.
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