Il Forum dei Motoviaggiatori

Posts written by naga61

view post Posted: 10/12/2012, 12:11 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi

Venerdì 28 Maggio 2010
Yesil (KAZ) - Miass (RUS)
686 km.




La tappa di oggi


Come al solito partenza molto presto – praticamente buttiamo giù dal letto la nipote che ci prepara un chai al volo.

Appena metto in moto noto che la spia di allarme – dopo il check – rimane accesa oltre il dovuto, mentre la spia dell’ABS si spegne regolarmente; dovrebbe quindi essere tutto ok, ma si fa presto ad entrare in paranoia, specie quando – dopo aver smontato e rimontato i dischi freno – si è maneggiato con i sensori e la ruota fonica dell’ABS :wacko:

Scoprirò poi che il portalampada della luce del porta-targa faceva poco contatto! :alienff:

Proseguiamo verso nord lungo la M36 che si presenta ora con un buon asfalto.

Siamo circondati dagli ultimi scampoli di steppa kazaka.



Giungiamo in frontiera ma questa è chiusa per la pausa di pranzo. Riprende a piovere e tira molto vento ed ovviamente non c’è alcun riparo di sorta.

Spendiamo gli ultimi tenghe disponibili acquistando l’assicurazione per la moto. Le carte verdi più recenti sono ora valide anche per la Russia.

Finalmente si entra nella zona doganale kazaka e i controlli si preannunciano più lunghi del previsto. Come di consueto, in questi Paesi, è più facile entrarne che uscirne.

Il passaporto viene controllato 1000 volte, girato e rigirato tra le mani di vari funzionari, intenti solo a farci perdere del tempo. Ma il bello deve ancora arrivare… :(

Ci viene detto di scaricare tutti i bagagli dalla moto e recarci con le stesse in un hangar dotato di un enorme scanner a raggi X. Lasciare i bagagli incustoditi non mi piace molto, comunque …

Qui troviamo un funzionario che ci fa sistemare le moto, avvia lo scanner e dopo qualche minuto – con lo sguardo sornione – ci chiama all’interno del suo ufficio.

Ci illustra quindi un grosso faldone pieno di foto stampate frutto dello scanner e raffiguranti TIR ed autovetture, a suo dire, “pizzicate” a trasportare droga. Con orgoglio ci indica infatti alcune macchie scure esclamando “eroin”.

Vabbè, bravo! E da noi cosa vuoi? :B):

Ruota il monitor del computer verso di noi ed indicando le nostre moto (… peraltro davvero belle ai raggi X), ci fa notare di aver individuato alcune “strane macchie scure” sotto il serbatoio.

Io ho già capito dove vuole parare il kazako e – per sdrammatizzare – gli chiedo una stampa della foto. :lol:

Lui si fa più serio, riguarda il monitor, scuote la testa incupito e – indicando nuovamente le macchie scure – proclama “eroin”.

Azz! Io lo guardo e non dico nulla.

Con la faccia di colui che ti “vuole-salvare-dal-guaio-in-cui-ci-siamo-ficcati”, prende allora i moduli nei quali abbiamo trascritto la valuta in nostro possesso, e proclama “dollar”, accompagnando il tutto con un eloquente gesto della mano.

Lo ri-guardo e non dico nulla.

Il kazako allora insiste, alza gli occhi, allarga le braccia, trattiene il sospiro e mi dice “Italia mafia”. Come per dire … ci siamo capiti… <_<

Cosa???? Italia mafia a me? Tu vuoi i soldi da me, e mi dai del mafioso??????

In un nano-secondo realizzo che è meglio passare subito all’attacco, gli rispondo allora seccato “Niet mafia” e prendo il mio cellulare mimando l’intenzione (anche senza troppa enfasi) di fare una telefonata. L’azione deve essere stata così convincente, al pari del mio sguardo, che ci restituisce – con disappunto – tutti i documenti.

Fanculo! :angry:

Riprendiamo i nostri bagagli (… sperando che nel frattempo non ci abbiano messo dentro un po’ di “eroin”, eh, eh :rolleyes: ) ed è la volta del timbro di uscita da mettere sul passaporto. Ennesimo controllo del documento, trascrizione sul computer, etc..

Il temuto visto della registrazione non ci viene richiesto; inutili sono state dunque tutte quelle preoccupazioni e perdite di tempo. A maggior ragione non capisco perché la carta venga consegnata in ingresso <_< . Nel dubbio, consiglio comunque di conservare sempre le ricevute relative agli (eventuali) pernottamenti in alberghi/motel.

Nel frattempo, complice il vento, la moto – precariamente appoggiata sul cavalletto laterale (sul centrale non riesco ad issarla più, causa perdita di efficacia dell’ammo posteriore) – cade sul fianco con un fragore immenso.

Pochi danni se non per lo specchietto laterale (che comunque tradotto in “bmwese” vuol dire tanti soldini).

Il vento spira così forte che, una volta rialzata la moto, mentre io continuo a perdere tempo con “l’uomo dei passaporti”, Paolo deve sorreggerla (… sotto la pioggia). :(

Finalmente usciamo dal Kazakistan e ci fondiamo verso la zona doganale russa di Troitsk che troviamo chiusa. Per non intasare la dogana, le macchine vengono infatti filtrate in ingresso e in uscita.

Nell’attesa, facciamo conoscenza di un gruppo di kirghisi forse in attesa dei visti di ingresso, sono stipati all’inverosimile nei loro minivan e chissà da quanto tempo sono li. Sono sorpresi nel vederci e si meravigliano che non abbiamo visitato il loro Paese.

Sarà per la prossima volta! :rolleyes:

Il cancello si apre ed entriamo in dogana. I controlli sono meticolosi ma eseguiti in modo molto professionale. Una giovane funzionaria ci aiuta a compilare l’ennesimo modulo. Nel giro di mezz’ora siamo fuori!

Molto bene.

Riprendiamo la M36 verso nord ed una volta superata Chelyabisnsk puntiamo finalmente a ovest verso casa lungo la M5. Ci fermiamo poco prima di Miass in un motel lungo la statale, di quelli ad ore, dove si paga poco ma alla fine ci sono tanti extra (coordinate N54 55.067 E60 19.981, prezzo 890 RUB comprensivo di doccia calda, mica tanto, e moto custodita all’aperto).

Ceniamo nell’attiguo self-service e notiamo che gli orologi sulle pareti mostrano orari diversi. Qualcuno è sintonizzato sull’ora locale, altri su Mosca :blink:


Sabato 29 Maggio 2010
Miass (RUS) - Chvalynsk (RUS)
1023 km.




La tappa di oggi


La mattina presto è molto umido e la giornata si preannuncia piovosa. Durante la notte, nel parcheggio antistante il motel, c’è stato un via vai impressionante di TIR quindi ho dormito poco e male. :(

Fa abbastanza freddo, e la strada continua a salire. La benzina non è ai prezzi stracciati visti in Turkmenistan ma non ci si può lamentare (costo al litro 22 RUB = 0.6 €)

Sino alle 09.00 manteniamo un’andatura “vivace”, è infatti poco probabile di trovare una delle tantissime pattuglie della polizia.

Superiamo uno dei pulmini dei kirgisi incontrati in frontiera e questi ci salutano sbracciandosi fuori dal finestrino; è evidente che hanno viaggiato tutta la notte senza fermarsi un attimo.

La temperatura sale leggermente e si fa più piacevole viaggiare.

Veniamo fermati da una pattuglia della polizia che ci contesta di aver compiuto un sorpasso lungo un tratto dove vige il divieto. Bah! Sarà vero, ma la segnaletica orizzontale è inesistente e i cartelli indicano il divieto, ma mai il termine dello stesso.

Da subito mi accorgo che questi fanno sul serio; prima di noi hanno fermato un tizio che è stato appena multato ed un altro trema letteralmente dalla paura.

Ce la siamo scampata in Turchia e in Kazakistan, ma qui mi sa che ci lasciamo le penne… :cry:

Stiamo comunque al gioco ed inizia la tarantella. :rolleyes:

Si inizia a parlare di Mouriho e della sua Inter, dell’immancabile Toto Cotugno (ah! se non ci fosse lui…) poi il tizio si fa serio e sentenzia “Sfrat” e io senza dargli il tempo di continuare “Niet sfrat”, accompagnato da un largo sorriso. :rolleyes:

Il tira e molla va un po’ per le lunghe, e ben presto si capisce subito dove voglia andare a parare … “Present Italia” mi dice, vuole un “regalino” insomma. :)

Io non ci penso su due secondi e da sotto la rete elastica che avvolge la sacca a rotolo, sfilo il regalo datoci da Paul (il proprietario d’albergo ad Astana), cioè una orribile riproduzione in stoffa di una jurta kazaka che sino ad allora non avevo avuto il coraggio di buttare nella steppa.

Gli porgo il pacchetto dicendogli “Present Kazakistan”. Mi guarda sbalordito, magari si aspettava una bottiglia di Barolo o di grappa e invece gli tocca la jurta… Difficilmente scorderò il suo sguardo, misto tra il disgusto e lo sconforto … ci fa un sorriso e ci riconsegna i documenti.

Long Way Stan – Polizia = 3 – 0

Bene!

Riprendiamo la M5, direzione Mosca. Aggiriamo la grande Samara, passiamo nei pressi di Togliatti ed incrociamo molti TIR carichi di “fiammanti Lada”, modello tipo la nostra Fiat 124.

Non siamo certi circa l’ora locale, sappiamo che da qualche parte si dovrebbe passare dal +4 al +3, non che la cosa sia fondamentale ma gli orologi visti sino ad ora lungo la statale riportano spesso orari diversi; molti di questi sono infatti regolati sull’ora di Mosca.

Puntiamo ora verso sud-ovest lungo la statale P228 che conduce a Saratov. La strada non offre nulla di particolare se non il fatto che costeggia il più lungo fiume europeo; il Volga.

Troviamo un grazioso motel lungo la statale (coordinate N52 31.477 E48 01.332, prezzo 500 RUB, moto all’aperto e colazione non compresa) e la temperatura è nel frattempo scesa di parecchi gradi centigradi.

I rubli iniziano a scarseggiare e non c’è modo di cambiarli al mercato nero. Riprendo quindi la moto alla ricerca di un bancomat VISA che trovo nel vicino abitato di Chvalynsk e scopro che la cittadina si affaccia sul lago di Saratov che poi scoprirò essere un bacino artificiale formato dalle acque del fiume Volga.

Noto purtroppo che la mia macchina fotografica ha esalato il suo ultimo respiro. Oltre ad aver esaurito lo schermo LCD, da oggi le foto sono tutte dannatamente sovraesposte, quindi inutile a continuare a scattare foto. :(

Scarico la traccia dal GPS; oggi oltre 1000 km.. Non male, di questo passo usciremo dalla Russia entro i tempi previsti. Forse anche prima.

view post Posted: 10/12/2012, 11:27 Ossezia del Nord, Russia - Asia
Ossezia del Nord, Russia

Scuola di Beslan, per non dimenticare

view post Posted: 10/12/2012, 11:19 Kazbegi, Georgia - Asia
Kazbegi (Strada Militare Georgiana), Georgia, 13.06.12

view post Posted: 9/12/2012, 20:44 Ghadamis, Libia - Africa
Ghadamis, Libia, 11.01.09

Quando si dice viaggiare di bolina...

view post Posted: 9/12/2012, 20:39 Krak des Chevaliers, Siria - Asia
Krak des Chevaliers, Siria, 28.12.08

Negli anni ne deve aver subite tante... mi auguro superi anche questa.



Edited by naga61 - 11/12/2012, 18:17
view post Posted: 9/12/2012, 17:21 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi
Arriva il 27 – nervi a fior di pelle. <_<

Devo aver stressato così tanto Paul che il giorno prima ha contattato lo spedizioniere locale per prendere accordi sulla consegna. Ancora non si è capito se i cerchi ce li portano in albergo o se dobbiamo andare a prenderli in aeroporto per sdoganarli o chissà dove…

Sono comunque ottimista – ed iniziamo a smontare prima i cerchi e poi i dischi in attesa di quelli nuovi.



Quasi pronta (notare l'archetto in acciaio :laughing: che sorregge l'avanterno)



Smontaggio dischi



Qui si apprezza meglio il danno (i due pezzi di nastro isolante nero applicati agli estremi della crinatura sono serviti averificare se questa, cammino durante, avesse "lavorato")


Rientriamo in stanza per controllare il sito web dello spedizioniere ed ancora nulla. La merce risulta essere ancora ad Almaty. Ma come è possibile? Forse il sito non è aggiornato? :(

Sento bussare alla porta ed è Paul che con un sorriso a 32 denti mi dice in un misto anglo/russo “Daniel, packa hall”. La merce è arrivata!!!! :rolleyes:

Ci rechiamo subito dal vulkanizer (poco distante) con Paul che controlla da vicino tutte le fasi. Addirittura si offre di pagare il lavoro (forse non vede l’ora che ci togliamo dalle palle.. :wacko: ).

Rientriamo in albergo e nel giro di un’ora rimontiamo il tutto sempre con Paul che ci controlla pronto ad intervenire qualora ci serva qualcosa. Mi farà anche parlare con la moglie al telefono per sincerarsene.

Sono da poco passate le 12, il tempo è buono, io e Paolo ci guardiamo e ci domandiamo “Ma che caxxo ci stiamo a fare ancora qui?”:shocked:

Via… in un baleno facciamo la doccia, carichiamo le moto, paghiamo il conto ed ovviamente ringraziamo Paul per il suo preziosissimo aiuto.

Giovedì 27 Maggio 2010
Astana (KAZ) - Yesil (KAZ)
409 km.




La tappa di oggi


La sera prima avevo fatto due conti; casa dista poco più di 5500 km. (Paolo ne deve aggiungere altri 500 circa).

L’idea è quella di percorrerli nel minor tempo possibile; l’ideale sarebbe in 6 giorni completi così da essere (per me) nel primo pomeriggio del 2 giugno a casa, come promesso alla “paziente famiglia”.

Ciò vuol tuttavia dire una media di 900 km. al giorno e la frontiera KAZ/RUS da superare. Ce la faremo? Boh?

Sarà comunque un rientro veloce, senza il tempo di visitare nulla. Più che in ogni altra occasione, in quella che ci si presenta dovremmo considerare che la “meta è la strada”.

L’uscita da Astana è veloce – direzione nord-ovest verso la Russia lungo la M36. La strada in compenso è un tormento, piena di buche e voragini.

Poi migliora leggermente, nel senso che lunghi tratti sono in rifacimento e siamo costretti a deviare sulla steppa …


www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=0xAYYzO3eKs

Riprendo confidenza con la mia bella anche se – dopo giorni di sosta – avverto in modo ancor più netto quanto gli ammortizzatori siano completamente spompati. Specie il posteriore.

Si alternano tratti di sole a tratti di pioggia, per fortuna il vento che ci aveva accompagnato sino ad Astana qui non c’è, ovvero se ne sente meno la forza, grazie alla presenza ai lati della strada, di lunghi filari di alberi che ci fanno da scudo.

Arriviamo a Yesil – troviamo subito una “specie” di motel dove due strane “tizie” (forse zia e nipote) lo gestiscono, ridendo per tutto il tempo (coordinate N51 57.548 E66 26.004, prezzo 3700 KZT, moto custodita al chiuso).

Ci fanno compagnia due camionisti che in una serata si scoleranno una bottiglia di cognac ed una di vodka, facilitando la bevuta con burro e cetrioli.






CITAZIONE (Gold Wing @ 9/12/2012, 17:09) 
CITAZIONE (naga61 @ 9/12/2012, 17:01) 
...La paranoia intanto aumenta. Individuo la compagnia aerea che dovrebbe trasbordare i cerchi da Almaty ad Astana e scopro che il 27 è proprio l’unico giorno settimanale con meno voli in programma!!! :wacko:

Ma quando avete deciso di andare ad Astana, non sapevate che la merce sarebbe passata da Almaty? Forse tanto valeva andare lì. :unsure:

Certamente no :)

Lo spedizioniere aveva garantito la consegna ad Astana (la capitale!), senza però specificare che la dogana di ingresso sarebbe stata ad Almaty.

E poi, di norma, è meglio farsi precedere dal pezzo di ricambio lungo l'itinerario pianificato, piuttosto che andare in giro a cercarlo :B):
view post Posted: 9/12/2012, 17:01 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi
Giovedì 20 Maggio 2010
Merki (KAZ) - Balqash (KAZ)
588 km.



La tappa di oggi

Notte insonne, il pensiero che il cerchio non possa reggere mi tormenta. Se così dovesse accadere, oltre al rischio, potrebbe significare viaggio finito e con i cerchi nuovi in viaggio dall’Italia la cosa mi da ancora di più fastidio.

Incrociare le dita e stringere i denti, questa è l’unica soluzione. Sono partito con la moto e con la moto devo rientrare a casa! :o:

Usciti da Merki lasciamo la M39 che conduce in Kirgikistan e puntiamo a nord lungo la A358.

La strada è sempre in pessime condizioni e lo sarà così sino a Burylbaytal dove ci immettiamo sulla M36 proveniente da Almaty.



A questo punto la strada migliora decisamente e il cerchio anteriore soffre meno. E con lui anche io. ;)

Costeggiamo la sponda occidentale del grande lago di Balqash, che poi apprenderò essere il secondo per estensione di tutta l’Asia centrale dopo il Lago d’Aral. Il lago non è tuttavia sempre visibile dalla strada.


Lago di Balqash

Arriviamo nella cittadina di Balqash nel tardo pomeriggio e fatichiamo per trovare un albergo. Alla fine ne troviamo uno, con moto custodita in un box poco distante (Albergo Aunuya, coordinate N46 50.373 E74 58.598, prezzo 6100 KZT, colazione compresa). L’albergo è gestito da un gruppo di giovani ragazze molto professionali.

Balqash non offre assolutamente nulla. La sera è anche molto fresco. Il tempo è in deciso cambiamento.



Venerdì 21 Maggio 2010
Balqash (KAZ) - Astana (KAZ)
602 km.



La tappa di oggi



Mi sento risollevato. Ieri il cerchio ha tenuto ed ora la strada appare migliore – dovrei riuscire ad arrivare ad Astana sano e salvo.

... ma la doccia fredda arriva poco dopo la sveglia. :angry:

Nella notte Paolo ha ricevuto un sms dal suo meccanico che gli comunica che i cerchi non saranno ad Astana prima del 26!

Questo vuol dire almeno tre cose:
- martoriarci i maroni per quasi una settimana ad Astana;
- dover rivedere nuovamente il nostro tragitto, tagliando fuori la Crimea;
- sperare che tutto vada per il meglio perché il visto russo parla chiaro; entro il 1° giugno bisogna essere fuori dalla Madre Russia.

Per ora non ci pensiamo, avremo tanto di quel tempo ad Astana…

Riprendiamo la strada verso nord, lungo la M36, direzione Qaraghandy.

Ben presto sperimentiamo sulla pelle cosa significhi “il vento freddo della steppa”. Viaggiamo per oltre 250 km. con una temperatura non superiore ai 3°C, pioggia a tratti ed un vento laterale da spaccare le braccia. L’unica è tenere il gas aperto e tirare dritto. Alla ruota neanche ci penso…

Vorremmo fermarci per coprirci un po’ ma non c’è modo di trovare un riparo. Finalmente all’altezza di Aqsu-Ayuly troviamo un distributore di benzina che – miracolo! – ha anche del caffè caldo. Io colgo l’occasione per indossare di tutto e di più.

Finalmente arriviamo ad Astana e giungiamo piuttosto facilmente nella zona dove dovremmo trovare l’albergo prescelto “al buio” e il cui indirizzo abbiamo già fornito al meccanico affinché potesse farci recapitare i cerchioni.

La legge di Murphy si avvera; l’albergo (seppur riportato sulla ottima LP) ha chiuso i battenti da tempo.

Che fare?

Ci suggeriscono di provare lì vicino, dove infatti troviamo un ottimo albergo anche se dal prezzo elevato.

Comunichiamo quindi il nuovo indirizzo in Italia, incrociando le dita; la merce è infatti già in viaggio.

L’albergo si rivelerà essere una ottima sistemazione in particolare per l’internet Wi-Fi gratuito in camera, indispensabile per controllare la spedizione e mantenere i contatti con l’Italia (Albergo Akkui, coordinate N51 09.731 E71 24.959, prezzo 18000 KZT per 6 notti, moto custodita all’aperto).


Dal 22 al 26 maggio bighelloneremo per Astana visitandola da capo a piedi ricavandone strane sensazioni.

Palazzi lungo il fiume Ishim







Occorre subito precisare che – come accade in altre parti dell’Asia Centrale – Astana è una di quelle capitali volute dal Presidente di turno per glorificare la propria immagine.

In Turkmenistan, l’ex-presidente Nyyazow si è limitato a “foderare” di marmo Asghabat e costruire enormi palazzi per il momento inutilizzati – qui in Kazakistan il Presidente Nazarbaev ha invece dato il meglio di se.

Egli ha infatti “semplicemente” spostato la capitale da Almaty alla piccola Astana appunto. Astana, peraltro, significa “capitale” – mentre il nome della città che ne ha preso posto era il meno esotico Tselinograd.



Museo del presidente



Bei colori, peccato che siano di plastica :(


Resto dell’idea che Astana sia una capitale di facciata.

I più importanti nodi commerciali sono infatti rimasti ad Almaty che peraltro gode di un clima più favorevole (ad Astana si raggiungono i -30°C in inverno!).

Un esempio?

Se da Astana ci si deve recare in aereo in Europa occidentale si è sempre costretti a dover passare per Almaty. E come se da Roma, per raggiungere Milano, si dovesse passare per Palermo. Assurdo! :alienff:



La sede della società energetica statale



Lo Khan Shatyr


Il Khan Shatyr è una struttura di enormi dimensioni realizzata con materiali speciali che – nelle intenzioni del Presidente Nazarbaev – dovrebbe garantire un ecosistema ideale affinché al suo interno possano essere costruite spiagge, strade, canali, giardini e centri commerciali. Avrebbe dovuto essere ultimano nel 2008 ma non è ancora aperto al pubblico.

I maligni dicono a causa di errori progettuali nonché i materiali usati, non adatti a temperature di – 30° in inverno.



Vari palazzi adibiti a ministeri


La città brulica di giardinieri che – terminato l’inverno – si adoperano per ripiantare fiori e seminare l’erba, bruciata durante l’inverno. Molti sono anche i muratori alle prese con i danni strutturali dei grandi palazzi; questi sono tutti rivestiti di grandi lastre di cristallo ovvero di marmo a suo tempo montati con una goccia di colla, su strutture metalliche inadatte alle basse temperature invernali.



Moschea del centro islamico


Anche qui in Kazakistan, come giù osservato in Turkmenistan e in Uzbekistan, sebbene la religione più professata sia l’Islam non ho osservato persone che vivano secondo le autentiche tradizioni islamiche. Forse a seguito del lungo periodo di dominazione sovietica – allorquando la religione professata era ben altra – si è instaurato ora un processo di laicità.

In Turkmenistan, peraltro, il libro sacro dei turkmeni è considerato essere la Ruhnama, scritto dal compianto Nyyazow.


Sullo sfondo il Palazzo Presidenziale (roba da poco !!!) <_<



Poco prima il Monumento Bayterek, torre alta quasi 100 mt., sormontata da una grande sfera dorata. Al suo interno, è possibile appoggiare la propria mano nella impronta del palmo del Presidente Nazarbaev. Il semplice gesto vi regalerà emozioni indescrivibili.:crazy:



Nel frattempo – per ingannare l’attesa – mi accerto di avere tutti gli attrezzi necessari per sostituire i cerchioni una volta che saranno arrivati; dovranno essere infatti smontati e rimontati i dischi dei freni.

Aiutati da un ragazzo che lavora alla reception ci rechiamo presso un autoricambi per acquistare una chiave torx, una chiave a cricchetto e del frena-filetti. Spero di non dover essere costretto a ricorrere ad una pistola ad aria calda per smontare i dischi; male che vada utilizzerò il phon dell’albergo! :B):

Faccio la conoscenza del proprietario dell’albergo e di sua moglie (che parla un ottimo inglese avendo studiato a Londra). Paul (il proprietario) ci sarà molto di aiuto.

Non sapendo come ingannare il tempo perdiamo una mattinata intera per cercare di registrare presso l’OVIR il nostro arrivo. In ingresso ci avevano infatti consegnato una carta di immigrazione da dover vidimare entro 5 giorni.

Inutili sono stati i tentativi presso l’Ufficio di Polizia preposto e presso la sede del Ministero degli Affari Esteri; sono stati tutti concordi nel ribadire che la registrazione non è necessaria pur meravigliandosi del fatto che ci fosse stata consegnata la carta. Troviamo tuttavia una agenzia di viaggi che si offre di eseguire la registrazione .. guarda caso dietro compenso ci circa 50 €. :) Figurati! Lasciamo quindi perdere.

I giorni passano lenti, la sera ceniamo in buoni ristoranti anche se non proprio economici.

Arriviamo al pomeriggio del 24 e dal sito web dello spedizioniere scopro che i cerchi sono arrivati in Kazakistan (via Liegi e Francoforte!!) e sono ora ad Almaty, bloccati per qualche oscuro mistero.

Contatto via mail la sede italiana, la quale mi conferma che i loro colleghi kazaki hanno bisogno del mio recapito telefonico per ricevere ulteriore conferma dell’indirizzo dove consegnare la merce.

Nell’era del “codice a barre”, il cambio di indirizzo al volo ha – come temevo – messo in crisi il sistema.:cool:

Passa la serata, ma nessuno mi contatta. :angry:

La mattina del 25 – dopo mille peripezie – riesco a contattare lo spedizioniere ad Almaty. La gentile signorina mi dice che ha bisogno della copia del passaporto e di una dichiarazione che attesti che la merce è per uso privato. Spedisco il tutto, compresi i vari recapiti dell’albergo, ed attendo fiducioso.

Passa la mattinata e richiamo. La solita signorina mi informa che il fax è illeggibile …! :angry: Ma non potevi telefonarmi subito e dirmelo? (… avrei potuto farlo anche io…).

Rispedisco il tutto ed ottengo conferma che ora va tutto bene … anzi quasi. La dichiarazione dovrà essere infatti tradotta in kazako e portata in dogana, e questo non potrà avvenire prima dell’indomani 26.

Vedo quindi svanire le residue possibilità che avevo nel ricevere i cerchi per il 26. Intanto con Paolo abbiamo definito il 28 quale giorno del “non ritorno”; qualsiasi cosa accada si parte il 28 – pena restare intrappolati in Russia (il cui visto scade il 1° giugno). Ma il sapere che i cerchi sono in Kazakistan e non posso entrarne in possesso…

La paranoia intanto aumenta. Individuo la compagnia aerea che dovrebbe trasbordare i cerchi da Almaty ad Astana e scopro che il 27 è proprio l’unico giorno settimanale con meno voli in programma!!! :wacko:
view post Posted: 9/12/2012, 14:50 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi

La tappa di oggi

Mercoledì 19 Maggio 2010
“Terra di nessuno” (UZB/KAZ) - Merki (KAZ)
530 km.


Notte passata sotto le stelle, molto umida e sempre vigile ed attento a tutti i rumori circostanti :cry: .

Ovviamente sveglia all’alba e, il tempo di impacchettare le cose, ed è già ora di fare (finalmente) ingresso in Kazakistan dove peraltro il fuso orario è +1.

Salutiamo il nostro amico turco che rientra in Turchia; insistendo riusciamo a mollargli tutti i Som uzbeki che ci sono rimasti. E’ il minimo che potessimo fare; si è dimostrato gentilissimo.

Entriamo nella zona doganale kazaka e ad aspettarci c’è il nostro “amico” di ieri, l’ufficiale responsabile. Dallo sguardo appare sinceramente dispiaciuto e forse anche sollevato dal fatto che non ci sia accaduto nulla.

Per fortuna le procedure della custom espletate il giorno prima non devono essere ripetute e quindi usciamo velocemente dalla frontiera.

Come per l’Uzbekistan, anche in Kazakistan non si paga alcuna tassa di ingresso; tantomeno l’assicurazione per la moto.

Appena fuori acquistiamo valuta locale al mercato nero e poco dopo incontriamo il primo distributore di benzina (costo al litro 84 KZT = 0.4 €). Diversamente dall’Uzbekistan, in Kazakistan non troveremo alcun problema per reperire il prezioso liquido.

In compenso le condizioni delle strade sono simili a quelle uzbeke; bisogna attuare il solito slalom tra le buche.

Come sempre attiriamo la curiosità di tante persone; uno di questi – indicando il mio Zumo – mi dice “Sputnik?”. Ah, ah, mi ha fatto morire dal ridere! :rolleyes:

All’altezza di Shymkent, proprio nel punto in cui questa si interseca con la M32 che abbiamo deciso di non percorrere, puntiamo verso est sempre sulla M39 (che strano ma non dovremmo tornare a casa???).

La segnaletica stradale verticale relativa ai limiti di velocità è poco chiara. Fuori dei centri abitati il limite dovrebbe essere 90 km/h, per poi scendere a 60 km/h nelle aree extra-urbane (non c’è il cartello specifico ma fa fede quello con il nome del comune) per poi, talvolta, diventare 40 km/h appena si incontra il relativo cartello il quale riporta in calce per quanti chilometri tale divieto è valido. In nessuno dei casi esistono tuttavia i cartelli di fine divieto.

Con questo genere di segnaletica stradale, facendo io l’andatura è chiaro che prima o poi mi fermeranno.

Cosa che avviene subito dopo. :blink:

Una solerte coppia di poliziotti muniti di pistola-laser epoca URSS mi contesta il superamento del limite di velocità (invece dei 40 km/h andavo a 65 km/h). Io non sono convinto, credevo infatti che il limite dei 40 km/h fosse già terminato da un pezzo; loro ridacchiano e questo mi da la forza per continuare a vedere sino a dove vogliono arrivare.

Ad un certo punto il più anziano mi dice “ Shtraf (multa), one hundred dollars” … alla faccia! :wacko:

… io sto comunque al gioco e rispondo “OK, give me a fine, a paper”, intendendo che voglio vedere la multa trascritta su di un pezzo di carta.

“Niet paper” ed io subito “Niet dollars”. La cosa va avanti qualche minuto.

Vedo che si agita, diventa rosso, caccia a malo modo i bambini che si sono, nel frattempo, radunati. Ha sempre il mio passaporto in mano ma io sono irremovibile. Mi va anche bene pagare le multe, ma non certo rimpinguare le tasche di un avido poliziotto kazako!

Ad un certo punto il più giovane gli da un colpetto al braccio come dire “lascia perdere, ti è andata male” ed allora mi riconsegna il passaporto.

L’evento mi ha fatto capire due cose; la polizia c’è, controlla e i limiti non vanno superati ma la polizia è anche avida e – seppur dalla parte della ragione – riesce a passare dalla parte del torto nel momento in cui decide di intascarsi i soldi.

Riprendiamo la M39, la strada inizia a salire sino a 1200 mt.. Superiamo la città di Taraz (Dzhambul) e proseguiamo verso est.

Continua intanto lo slalom tra le buche.

Ad un certo punto me ne trovo davanti parecchie, rallento, mi pare che sulla destra della carreggiata la situazione sia un pelo migliore ma non riesco a valutare la profondità delle stesse perché colme di acqua (deve infatti aver piovuto da poco) …

… ad un certo punto un botto infernale scuote la moto, prima davanti e poi dietro, in rapida successione. Tum, tum …

Il rumore è accompagnato dal sibilo dell’aria che esce dalla ruota anteriore e da un rumore metallico, la cui frequenza diminuisce con il diminuire della velocità.

Lo sterzo inizia a ballare, ma la velocità è bassa e mi fermo senza problemi.

Mi accorgo subito del danno, ma non voglio credere a quello che vedo.

Agrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!

Devo aver preso la buca di taglio ed un ampio settore del cerchione anteriore si è slabbrato ed urta contro la pinza del freno sinistro (che presenta anche una piccola perdita di liquido).

Guardo meglio e noto anche una incrinatura. :cry:

Subito dopo mi accorgo che anche il cerchione posteriore ne ha pagato le conseguenze :cry: anche se in misura minore;la ruota infatti non è dechappata.

Il caso vuole che pochi metri dopo ci sia un distributore di benzina; ci arrivo a fatica e con Paolo iniziamo a valutare la situazione.

Continuare in queste condizioni è impossibile; si può tentare di riparare alla meglio il cerchione anteriore per evitare che urti contro la pinza del freno ed inserire una camera d’aria (che non ho con me) e poi tentare di raggiungere un’officina (?) … BMW (?)

Devo prendere una decisione e subito. Chiamo in Italia il servizio assistenza BMW, allo scopo di chiedere se in Kazakistan è presente un concessionario moto-BMW.

Non mi dilungo sui contenuti delle successive “penose” telefonate; mi viene detto che il servizio clienti BMW di cui sono fruitore, non copre il Kazakistan (e questo lo sapevo, copre infatti solo l’Europa) e che per conoscere l’ubicazione di concessionarie BMW all’estero avrei dovuto consultare il libretto consegnatomi all’atto dell’acquisto della moto.

Ma “santa-donna-del-call-center-che-di-moto-non-capisci-una-cippa” se ti chiamo ci sarà pure una ragione!!!!! :blink:

Lasciamo perdere.

Passiamo al piano B; cioè chiamare il mio meccanico il quale è tuttavia in pausa pranzo e non risponde. Chiamiamo allora quello di Paolo che invece è a dieta e si dimostra gentilissimo e disponibilissimo. Ambedue i cerchi (oltre a quello anteriore è infatti opportuno cambiare anche il posteriore) sono disponibili nel magazzino ricambi e ci chiede di farci sapere se, quando e dove inviarli.

Ci troviamo praticamente in mezzo al nulla, nei pressi dell’abitato di Lugovoy – non resta che trovare un modo per tirare avanti sino ad Astana, la capitale del Kazakistan.

Intanto smontiamo la ruota anteriore, la perdita d’olio dalla pinza anteriore è dovuta all’allentamento di una vite, quindi nulla di preoccupante. Bene!

Con la ruota in mano, intenzionato a trovare un gommista nei paraggi, attiro l’attenzione di un paio di signori in auto che si fermano e senza mezzi termini ci fanno capire di aver compreso il problema e si offrono di aiutarci. Salgo sulla loro macchina e ci dirigiamo verso il paese alla ricerca di un gommista.

Lo troviamo, gli lasciamo la ruota e ci rimettiamo in macchina alla ricerca della camera d’aria. Giriamo una miriade di negozietti che da solo non sarei mai e poi mai stato in grado di scovare.

Molti di questi sono chiusi, ma il mio benefattore non si dispera, bussa e ribussa o chiede ai vicini.
Alla fine troviamo la camera d’aria, è da 16 pollici con valvola laterale (la mia moto monta una 17 con valvola centrale) ma di meglio non c’è.

Prendere o lasciare. Prendo. :)


La camera d'aria che mi ha salvato

Torniamo dal gommista che è intento a lavorare sul mio cerchione per ridurre la slabbratura che altrimenti andrebbe ad urtare la pinza freno.

Rabbrividisco! :unsure:

Sta prendendo a martellate un cerchio in lega leggera con il quale devo percorrere circa altri 1500 km. prima di raggiungere Astana!

Terminata la martellatura riesce a farci entrare la camera d’aria (più piccola) e fare passare la valvola laterale per il foro del cerchio predisposto per valvola centrale.

Poi ci ripensa, smonta tutto ed inserisce nella parte interna del cerchione un pezzo di camera d’aria; l’incrinatura, dopo le violenti mazzate, si è infatti allargata e potrebbe lacerare la camera d’aria.

Il risultato è raccapricciante, da film horror …


1500 km in queste condizioni

Rientriamo al distributore di benzina, montiamo la ruota, faccio un breve giro di prova, la ruota non vibra e la pinza freno regge. Meglio di così!

Telefoniamo al meccanico di Paolo, i cerchi completi di cuscinetti sono pronti per essere spediti. Potrebbero partire l’indomani (giovedì) ed essere ad Astana nel giro di tre giorni. Ottimo! Vai, spedisci pure.


Reggerà??



Viene ora il momento di congedarci dai nostri benefattori.

Chiedo quanto vogliano per il disturbo, mi fa capire 1000 tenghe (6 €!), gliene do 2000 ma non li vuole! Dice che sono troppi! Ma come troppi? Mi hai salvato la vita! Praticamente glieli devo ficcare in tasca. Che gente! :rolleyes:


I miei salvatori

Riprendiamo la marcia, intenzionati a fare più strada possibile. Nei primi chilometri mi fermo spesso per controllare la situazione. Tengo sott’occhio l’incrinatura ma questa non “lavora”. Bene!

La strada è sempre piena di buche e guido con il cuore in gola. Ma non c’è altro modo. Bisogna arrivare ad Astana a qualunque costo.

Calano le tenebre, siamo sfiancati. Ci fermiamo a Merki per la notte nell’unico albergo della città (coordinate N42 52.353 E73 11.311, prezzo 2200 KZT, moto custodita all’aperto, niente colazione e doccia si paga a parte!).
view post Posted: 9/12/2012, 13:14 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi
Martedì 18 Maggio 2010
Samarcanda (UZB) – “Terra di nessuno” (UZB/KAZ)
257 km.




La tappa di oggi


Prima di lasciare Samarcanda foto di rito davanti al Registan. Purtroppo la polizia che di norma vi sosta davanti non c’è e non mi pare opportuno divellere la catena con lucchetto posta a sbarrare l’accesso al piazzale antistante le tre Madrasse. Quindi le foto sono quelle che sono.



Felicità è anche il poter vedere riflesso nello specchietto della tua moto ciò che è lì da secoli.


Si riprende la marcia verso il confine con il Kazakistan, non prima di aver pronunciato la frase che da tempo avevo sognato di dire una volta visitato il Registan: “Bene, torniamo a casa!”.

Si lo so fa tanto Mel Gibson in “We were soldiers”…:rolleyes:



Ora si torna a casa



L’uscita da Samarcanda, causa lavori e deviazioni, si rivela essere molto complicata. Perderemo oltre mezz’ora.

Nei pressi dell’ennesimo benzinaio sprovvisto di benzina veniamo richiamati da un gruppo di ragazzi che vendono benzina al mercato nero.

Evvai! Facciamo il pieno. ;)

Di cosa non so -_- , ma le moto camminano (prezzo pagato 1500 UZS circa 0.8 €, quindi non molto di più rispetto alla ufficiale).


Benza al mercato nero

Continuiamo a domandarci se riusciremo ad entrare in Kazakistan un giorno prima del previsto. In fondo – arrivando in frontiera all’ora di pranzo – si tratta di qualche ora, forse potrebbero chiudere un occhio …

Le indicazioni che ci avevano fornito all’ingresso in Uzbekistan sono preziose e non fatichiamo più di tanto a trovare il posto di frontiera di Chinaz (quello a nord di Tashkent è infatti precluso ai turisti).

Per arrivarci, usciti da Samarcanda, occorre percorrere la M39 in direzione nord-est verso Tashkent. Poco prima che la M39 entri in Kazakistan occorre deviare a destra verso Gulistan e da qui puntare a nord-ovest lungo la M34.

L’uscita dall’Uzbekistan – se paragonata all’ingresso – è piuttosto veloce anche se non capisco perché mai ci chiedano con insistenza se abbiamo bevuto alcool. E’ evidente che non gli facciamo una bella impressione. :o:

Il tizio, non convinto, ci porta in disparte e ci fa vedere una siringa lasciandoci intendere che potrebbe prelevarci del sangue per un controllo. Ma mi faccia il piacere …..! :angry:

Come in ingresso, anche in uscita ci viene richiesto di compilare un modulo dove si dichiara, tra le altre cose, la valuta in possesso. Avendo prelevato alcune centinaia di dollari in banca a Samarcanda, la cifra da me ora dichiarata è leggermente superiore all’ammontare in ingresso.

Questo non è tuttavia possibile – nel Paese si può solo spendere e nel mio caso mi sarei dovuto fare rilasciare una specifica dichiarazione dall’istituto bancario (la ricevuta del prelievo non vale infatti nulla).

Situazione di stallo. Che facciamo? I soldi in più che faccio? Li brucio? Li regalo? :)

L’ispettore della dogana si rivela tuttavia molto corretto nei miei confronti e mi fa compilare nuovamente il modulo.

Tanto per togliermi lo sfizio chiedo perché mai in Uzbekistan ci siano tanti problemi per reperire benzina presso i distributori e, in modo un po’ seccato, mi viene risposto che la benzina abbonda e che non c’è alcun problema di rifornimento. Ho quindi indiretta conferma che il razionamento è imposto dal Governo ed è dunque uno di quei argomenti di cui non se ne può discutere.

Usciamo dall’Uzbekistan, attraversiamo la terra di nessuno ed entriamo nell’area doganale del Kazakistan.

Iniziano i soliti controlli di routine.

Prima di tutto la parte doganale, piuttosto laboriosa. Notiamo comunque che i moduli da compilare sono sempre gli stessi; quindi alla fine la cosa diventa semplice.

Il funzionario controlla il visto di ingresso (… che ha validità a partire dal giorno seguente), ma non dice nulla. O non se ne accorge o, non è di sua competenza, e dunque non si pronuncia.

Si passa ora al controllo passaporti/visto.

Il giovane addetto, gira e rigira il mio passaporto, controlla il visto, controlla il suo computer, poi il calendario, poi è la volta del suo orologio, ancora il passaporto, mi guarda in faccia ed esclama ... “Problem!”.

Beccati! :unsure:

Si alza, ci dice di seguirci e ci porta al piano superiore dove ci fa incontrare un giovane ufficiale (forse il responsabile del settore) il quale in un buon inglese ci dice che non possiamo entrare in Kazakistan. Dobbiamo rientrare in Uzbekistan e ripresentarci domani!

Gli facciamo notare che sul visto uzbeko è già stato apposto il timbro di uscita e poi … noi non vogliamo mica tornare da dove siamo venuti!

Ad un certo punto sembra convincersi ma il giovane di prima (bontà sua!) gli suggerisce di telefonare al loro capo il quale è a sua volta ugualmente categorico. Non si entra.

Gli prospettiamo allora di voler dormire li in dogana e sbrigare le ultime formalità all’indomani; ma nulla, in terra kazaka non ci vogliono.


In Kazakistan non ci vogliono

Ci indica allora di provare a chiedere alla frontiera uzbeka di farci rientrare e si offre di accompagnarci, ma poi ci ripensa e resta li ad aspettarci.

Torniamo allora verso il confine uzbeko e proviamo quindi a convincere (senza troppa enfasi) l’omino alla sbarra. Nulla da fare; anche in Uzbekistan non ci vogliono più. :alienff:


Ma anche in Uzbekistan non si rientra

A questo punto un posto vale l’altro e finalmente riusciamo a convincere i kazaki a lasciarci passare la notte nella terra di nessuno, già popolata da qualche camionista.

Veniamo subito presi in simpatia da un camionista turco proveniente dal Kirgikistan che ha scelto di passare la notte nella terra di nessuno perché in “Kazakistan sono tutti ali-baba” :(

Si dimostra subito essere una persona speciale, riservata, educata, con tanti chilometri sulle spalle e con tante storie da raccontare.

In passato avrebbe anche trasportato merci per l’esercito USA a Falluja in Iraq durante i sanguinosi combattimenti del 2004.

Prima del calare delle tenebre ci porta a mangiare in una locanda non lontana, ma ubicata nella zona kazaka e non prima di aver corrotto la guardia di frontiera con una birra.

Dopo molte insistenze paga anche il conto! Da non crederci. :)

Rientrando nella terra di nessuno passiamo a salutare alcuni suoi connazionali in sosta per la notte nella parte kazaka e che evidentemente non temono gli “Ali Baba” (o forse gli Ali Baba sono proprio loro!!!).


Amici turchi del turco ... (chi è che disse "mamma li turchi"?)

Nel frattempo gli chiediamo informazioni sulla percorribilità delle strade e – cartina alla mano – gli illustriamo il percorso da noi pianificato lungo la M32; Shymkent – Qyzylorda – Aral – Aqtobe.

Scuote la testa e ci dice chiaro e tondo che la strada è impraticabile. Almeno per i TIR.

Per convincermi, guarda la mia moto e mi dice in turco qualcosa che assomiglia molto a ”lascia perdere!”:wink:

Tutti i camionisti presenti concordano.

Consulto per la ri-pinanificazione del viaggio




Non resta che ripianificare il tragitto in terra kazaka. Senza pensarci troppo (anche perché le scelte non sono molte), decidiamo di proseguire come pianificato sino Shymkent e da li puntare ad est lungo la M39, passare per Taraz, costeggiare la sponda occidentale del lago di Balqash, e quindi dirigersi verso Qaraghandy, Astana, Costanay, entrare in territorio russo e dopo aver oltrepassato le città di Chelyabinsk e di Ufa, arrivare a Samara dove potremmo giungervi la sera del 23, come originariamente pianificato.

In colore verde il tracciato originario, mentre di colore rosso, come si presenta il tracciato che da ora in poi seguiremo. Credetemi, sapere di essere sulla strada del ritorno ed invece essere costretti a spostarsi ancora più ad est è una strana sensazione …


Si cambia tragitto

Fin da subito appare tuttavia ottimistico raggiungere Samara il 23; sono circa 3500 km. da fare in cinque giorni (compresa la frontiera russa); circa 1000 km. in più rispetto a quanto pianificato e su strade “lastricate” di buche.

In me c’è inoltre un po’ di delusione :(

L’idea di percorrere la M32 dove molti non ci hanno neanche provato mi attirava molto, ma è evidente che questa strada – con il passare degli anni – peggiora sempre di più, segno questo che non rientra tra le priorità del governo kazako.

Mi viene inoltre in mente il racconto di Italo Barazzuti nel suo libro “Sulla via della Seta”, allorquando arrivato ad Aral, e diretto verso casa, incontra alcuni bikers olandesi provenienti da ovest che lo convincono a ritornare indietro verso Shymkent e puntare a nord.

Nel nostro caso, tenuto conto che il tempo non volge al bello, arrivare ad Aral e poi tornare indietro per l’impraticabilità delle strade (il timore è infatti quello di incontrare il fango), vorrebbe dire perdere 4 giorni e percorrere inutilmente 2000 km.

Alla fine, cambiare strada ci sembra la decisone più saggia. Riconoscere i propri limiti, questo è il divertimento ;)

Ma la decisione presa, sarà anche la più giusta?....

Arriva la notte. Non posso montare la tenda (per farla stare in piedi devo piantare i picchetti e non me la sento di avventurarmi per i campi disseminati di escrementi …). Merda insomma.

L’amico camionista mi consente quindi di dormire sul pianale vuoto del suo articolato e custodire, per la notte, parte dell’equipaggiamento nella cabina.

A dirla tutta mi offre anche la sua seconda cuccetta in cabina … spiacente ma il rischio non è il mio mestiere! :sick:
view post Posted: 8/12/2012, 15:14 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi
Sabato 15 Maggio 2010
Khiva (UZB) - Bukhara (UZB)
459 km.




La tappa di oggi

L’uscita da Khiva è agevole. Superato nuovamente il fiume Amu-Darya e riprovato il brivido del percorso da trial, ci immettiamo nuovamente sulla A380 direzione est, Bukhara.

La strada si presenta subito in pessime condizioni.

Riprende dunque il “toto buche”, cioè scegliere – tra quelle che ti si parano davanti – quale buca prendere.

In alcuni tratti la strada è inoltre “mangiata” dalla sabbia del deserto del Kyzylkum.

www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=t95cycc1yys

Come già visto precedentemente, anche qui lunghi tratti della strada sono in costruzione sulla destra del vecchio tracciato che, evidentemente, non è più di conveniente riparazione. Spero che la parte nuova venga costruita con criteri migliori di quella vecchia.

Pressoché impossibile trovare benzina nei distributori.

In oltre 400 km. incontreremo solo due distributori dove la benzina non è miracolosamente esaurita (costo al litro 1300 UZS pari a 0.6 €). Siamo stati fortunati, la benzina viene approvvigionata con il contagocce e di cisterne in giro non se ne vedono.


In uno dei distributori, complice la mancanza di energia elettrica, verrà inoltre usata una pompa a mano.



Noto intanto che faccio fatica ad issare la moto sul cavalletto centrale. Anche quello laterale fa fatica ad estendersi completamente. Mi sa che ho gli ammortizzatori scoppiati… :blink:

Giungiamo a Bukhara e ci mettiamo alla ricerca dell’alloggio suggerito dai due bikers francesi incontrati qualche giorno prima in mezzo al deserto turkmeno.

Giriamo per un po’ ma, nonostante le indicazioni di qualche buon sammaritano, nulla, l’albergo non si trova.

Ci rivolgiamo quindi ad un vigile intento a dirigere lo scarso traffico nel centro città e che, in perfetto russo/uzbeko, ci fornisce altre indicazioni.

Ripartiamo, ma dopo 15 minuti ripassiamo sconsolati di fronte al vigile per chiedergli nuovamente lumi sul da farsi. E’ a questo punto che, ancora una volta, siamo testimoni e fruitori della estrema gentilezza di questa gente.

Il vigile, per nulla infastidito, “requisisce” un taxi di passaggio ed ignaro della situazione e ci accompagna sino all’albergo! :)

L’albergo è purtroppo full ma ci vengono fornite preziose indicazioni per trovarne un altro altrettanto confortevole e – come scopriremo subito dopo – arredato magnificamente (albergo Amelia, coordinate N39 46.375 E64 25.426, prezzo 30 $ a notte, colazione compresa).


La sala per la colazione...

Le moto trovano invece riposo nel cortile di una casa adiacente, grazie all’aiuto della simpaticissima factotum dell’albergo, che ci tiene a dire che è una “babuschka” (nonna), ma morirebbe dalla voglia di fare un giro in moto …


Domenica 16 Maggio 2010
Bukhara (UZB)
0 km.


Anche oggi giornata di sosta per visitare Bukhara ma che forse non merita la stessa quantità di tempo riservata a Khiva.

Avendo saltato la tappa di Darvaza in Turkmenistan, siamo un giorno in anticipo rispetto alla tabella di marcia ma il visto per il Kazakistan parla chiaro; prima del 19 non si entra. Noi ci proveremo ugualmente ma tentare di entrare due giorni prima pare improponibile; quindi, tanto vale fermarci a Bukhara due notti come pianificato.

Cambiamo in nero altri dollari e – rispetto a quelli cambiati in banca a Urgench – il tasso è a noi più favorevole di circa il 25%. Boh! Misteri dell’economia. E’ evidente che le banche trattengono delle commissioni da paura! :(

Bukhara è senz’altro più turistica rispetto a Khiva, e gli autoctoni appaiono – nei confronti dei turisti – più smaliziati e meno genuini.

Bukhara è anche più dispersiva, le cose da visitare non sono poche ed alla fine la giornata vola via.



Moschea Maghoki-Attar. Si dice sorta su di un tempio zoroastriano e prima buddhista.




Medrassa di Ulunghbek. La più antica dell’Asia centrale




Minareto Kalon




Ark.La cittadella fortificata



Il pozzo degli scarafaggi.Il luogo ove passarono diversi anni di prigionia due ufficiali inviati da Sua Maestà la Regina Vittoria




Lunedì 17 Maggio 2010
Bukhara (UZB) - Samarcanda (UZB)
278 km.


La tappa di oggi




Partenza di buon ora per arrivare a Samarcanda nel primo pomeriggio dove ci fermeremo una sola notte.

La strada (ora diventata M37) è migliore rispetto a quella percorsa sino ad ora e, finalmente, compaiono le prime indicazioni stradali.

La temperatura è fresca, complice l’altitudine (saliremo sino ai 700 mt.). Si viaggia spediti. Come al solito niente benzina ai distributori, ma l’autonomia è buona e non abbiamo problemi a raggiungere Samarcanda.

Troviamo agevolmente l’albergo prescelto sulla LP; è a due passi dal Registan (Albergo Furkat, coordinate N39 39.398 E66 58.811, prezzo 30 $, colazione compresa).

Le moto vengono parcheggiate dentro il cortile e il giorno dopo troverò la moto piena di more bianche cadute dal sovrastante gelso (ne troverò ancora altre, una volta rientrato a casa) :rolleyes:

Dopo una rapida doccia visitiamo con la dovuta calma tutto quello che c’è da visitare, ma prima ci rechiamo presso la banca nazionale per prelevare con la carta di credito un po’ di dollari.



Mausoleo Guri Ami



Complesso del Registan



Registan, Madrassa Sher Dor


Moto al riposo




Registan, Madrassa Tilla Kar



Registan, Madrassa di Ulugbek

Nel frattempo la temperatura è scesa di parecchi gradi e il vento che si è alzato non preannuncia nulla di buono. :(
view post Posted: 7/12/2012, 17:47 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi
Giovedì 13 Maggio 2010
Wasabat (TM) - Khiva (UZB)
337 km.




La tappa di oggi

È vero che a “cavallo donato non si guarda in bocca” ma per me sarà una delle peggiori notti passate. Il ragazzo farà infatti rientro nello stanzone presumibilmente ubriaco e riceverà svariate telefonate sul cellulare forse dalle sue fans turkmene. La mattina poi, sebbene avesse puntato la sveglia, continuerà a ronfare imperturbato mentre i suoi compari bussano alla porta. A questo si aggiungano una coppia di rondini che avendo nidificato nella stanza, giunta l’alba vogliono uscire all’aperto. Giustamente.

Basta, scappiamo via. ;)

Alle 07.00 siamo già in strada da un pezzo diretti verso il confine; la strada è sempre malandata. Forse anche peggio del giorno precedente.

Lungo la strada ci fermiamo a visitare dall’esterno il complesso di Turabeg Khanym, ritenuta essere una sala del trono del XII secolo, ma per altri potrebbe trattarsi di un mausoleo.

Il manufatto ci fornisce un assaggio di quanto potremo vedere all’interno delle mura di Khiva, una volta entrati in Uzbekistan. :rolleyes:


Turabeg Khanym

Giungiamo alla dogana turkmena dalla quale ne usciamo piuttosto velocemente. Le strutture sono malandate ma sulla sinistra è in costruzione un nuovo terminal.

Intanto il caldo aumenta.

Attraversiamo la breve striscia della terra di nessuno ed entriamo nel secondo dei Paesi “stan” – l’Uzbekistan.

L’attesa si fa “stranamente” lunga; le pratiche burocratiche si compiono in una unica stanza ma il funzionario incaricato ci mette troppo tempo, mentre un suo collega (che parlicchia inglese) si intrattiene con noi.

Camionisti giunti dopo di noi vengono fatti passare prima e a questo punto ci viene il sospetto che vogliano spillarci dei soldi. :wacko:

Se così fosse, si vede che questa consuetudine è dura a morire. Rispetto a qualche anno fa, forse ora i soldi non te li chiedono, ma ti fanno perdere tempo ed aspettano che sia tu a fare la prima mossa.

Noi, che di tempo ne abbiamo molto, stiamo al gioco ed aspettiamo. :rolleyes:

Ad un certo punto vediamo che i due confabulano e ci viene chiesto di mostrare loro il “medical kit” (che peraltro non mi risulta essere obbligatorio in Uzbekistan) e – lista alla mano – controllano se le medicine in esso contenute non rientrino tra quelle vietate.

Assurdo!:angry:

L’attesa è snervante ma alla fine ci lasciano andare – dopo oltre 3 ore di attesa! :angry:

Nel frattempo, per ingannare l’attesa, chiediamo ad alcuni camionisti provenienti dal Kazakistan le condizioni delle strade; questi non sanno leggere le carte e non ci sono di molto aiuto. In compenso ci viene detto (e la circostanza è confermata da uno dei due ufficiali presenti) che il famoso tratto Nukus (UZB) – Beynau (KAZ) sarebbe stato da poco asfaltato.

Non paghiamo alcuna tassa di ingresso. La carta verde non è valida ma non c’è nessun modo per stipulare una copertura assicurativa locale.

Entriamo finalmente in Uzbekistan e puntiamo verso Nukus con l’intenzione di trovare prima possibile una banca per cambiare la valuta ma è ora di pranzo e queste sono chiuse.

Riprendiamo la marcia verso est in direzione di Urgench lungo la strada A380 e notiamo che i cartelli stradali sono inesistenti.

Cerchiamo inoltre di rifornirci di carburante, ma tutti i distributori ne sono privi. Chiediamo delucidazioni, ci forniscono risposte vaghe ma ci assicurano che “più avanti” la benzina di troverà. :(

Con non poca difficoltà troviamo lo svincolo per Urgench e quindi per Khiva – non un cartello dico uno che indicasse la famosa città!

Ad Urgench, aiutati dal solito buon samaritano, troviamo una banca dove cambiamo i nostri dollari e – in cambio – riceviamo mezzo chilo di Som a testa :lol: .

Proseguiamo quindi verso Khiva non prima di aver superato il fiume Amu-Darya su di uno sgangheratissimo ponte di barche assemblato alla meno peggio con lastre di metallo arrugginite e fortemente ondulate.

Il ponte nuovo è in costruzione sulla nostra sinistra, e quando sarà ultimato credo che nulla resterà di questo ammasso di ferro…

Il ponte è molto scivoloso per la presenza di sabbia; di mettere il piede a terra non se ne parla nemmeno. Quindi opto per un percorso da zero penalità, tipo trial…, anche se la mia moto non è una Montesa :rolleyes:


www.youtube.com/watch?v=bwEOzKqqN7U&feature=player_embedded


Continuiamo ad incontrare distributori di benzina ma in nessuno di questi troviamo il prezioso liquido. Solo gas per autotrazione.

La solita risposta: “più avanti” la benzina di troverà . Per fortuna, vista l’andatura, l’autonomia delle mukke è alta e non corriamo il rischio di rimanere a secco. E poi la tanica è ancora piena di benzina turkmena.

L’ingresso a Khiva è spettacolare :rolleyes: , attraversata la parte nuova della città ci avviciniamo alle vecchie mura fatte di paglia e fango, che con gli oltre 2 chilometri cingono la città vecchia (Ichon-Qala).


www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Ec6RoAa-kFw


Ci diamo da fare per cercare un albergo; in qualche caso i prezzi sono elevati, in altri non c’è posto.

La stagione turistica è appena iniziata.

Alla fine, con un po’ di pazienza, troveremo una sistemazione eccellente, economica, dentro le mura del Ichon-Qala e che ci consentirà di parcheggiare le nostre mukke all’interno dell’albergo, come se ci trovassimo in un vecchio caravanserraglio (Hotel Islambek, coordinate N41 22.820 E60 21.758, prezzo 15 $ a notte, colazione e parcheggio compresi!).


Mukke a riposo ... come se fossero dromedari, come Marco Polo, ci fermiamo per riposare


Le mura odierne sono state erette nel XVII secolo ma le fondamenta risalgono al X secolo.


Venerdì 14 Maggio 2010
Khiva (UZB)
0 km.


La bella città di Khiva una sosta di un giorno intero se lo merita tutto, ma proprio tutto. :laughing:

Non voglio anticipare nulla ma, a mio parere, paragonata alle altre due (Bukhara e Samarcanda), Khiva è di gran lunga la più affascinante.

La vista che i due minareti regalano dall’alto è impareggiabile.

Le guide non indicano un percorso ben definito da seguire ma entrando dalla porta ovest (dove peraltro si può acquistare il biglietto necessario per accedere ai vari mausolei, musei e minareti) ci si imbatte su di un grazioso murales …


Pianta di Khiva, posta subito dopo l’ingresso della porta ovest


… che fornisce una gradevole visione d’insieme. Iniziamo così a girovagare per la città vecchia ed ammirare tutto ciò che ci si para davanti…



Muhammed Amin Inog Medrassa



Minareto Kalta Minor.Il manufatto è rimasto incompiuto. Rispetto agli altri minareti presenti, questo si presenta con elevato diametro alla base (da qui la sua particolare forma tozza) e che avrebbe dovuto quindi sostenere una struttura molto più alta.



Minareto di Islam-Hoja visto dal Minareto Juma.Con i suoi 57 mt. di altezza è il più alto di tutto l’Uzbekistan. Particolarmente complicata la sua scalata.


Medrassa Abdulla Khan



Mercatino nei pressi della porta est



Medrassa Qozi-Kalon



Minareto Juma



Mura dell'Ichon-Qala



Minareto Juma e Islom-Hoja visti dalle mura porta ovest
view post Posted: 7/12/2012, 13:15 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi
Lunedì 10 Maggio 2010
Qouchan (IR) - Ashgabat (TM)
135 km.



La tappa di oggi - Ogni desiderio dell'amministratore è un ordine :rolleyes:

Notte passata meravigliosamente bene, coccolato dai tappeti persiani. :rolleyes:

Ehsam la mattina presto si presenta con un vassoio pieno di squisitezze che poi appoggirà su di un tavolino per risparmiarci la scomoda posizione a terra; non aveva infatti mancato di notare quanto ci fossimo anchilosati la sera precedente. Questo va ben oltre il semplice concetto di ospitalità!


colazione


Foto prima della nostra partenza ed Ehsam ci accompagna in macchina sino all’uscita di Qouchan per essere sicuro che noi si possa imboccare la giusta strada verso Baijaran, piccolo paese che segna il confine con il Turkmenistan.


famiglia


Mi sento un po’ frastornato, questa esperienza mi ha veramente toccato. Indubbiamente, di tutto il viaggio, è il ricordo più bello e che non mancherò di conservare per sempre. L’ospitalità spinta a questi livelli, disinteressata, è qualcosa a noi “occidentali” non propriamente familiare.


La strada inizia a salire ed il paesaggio si fa veramente bello, merito delle montagne del Kopet Dag, confine naturale con il Turkmenistan; tutto quello che non avevamo potuto ammirare il giorno precedente a causa della forte pioggia ce lo abbiamo ora di fronte.


Panorama verso la frontiera IR-TM


Arriviamo a Baijiran ed acquistiamo benzina in un negozio che è un alimentari. Nel frattempo veniamo circondati da due cambia-valute locali.

Memore della fregatura avuta in uscita dalla Turchia mi ero trascritto sul mio taccuino i vari tassi di cambio (dollaro o euro nella moneta locale), anche se ora ho la necessità di cambiare gli ultimi Rial rimasti (che loro chiamano Khoemeni) per acquistare i New Manat.

Tentano di fregarmi applicando un tasso di cambio al 50%. Ovviamente rifiuto, fanno due calcoli con la loro mega-calcolatrice e concordiamo un cambio più favorevole (sicuramente più a loro che a me!). Ma comunque ci posso stare.

Non facciamo a tempo a scambiare i soldi che si avvicina un ragazzino, che forse non avrà avuto più di 14/15 anni, si informa con i loro colleghi più anziani circa il tasso a me praticato e si infuria come una bestia. Per farla breve i due si sono sbagliati e, secondo il ragazzino, mi hanno praticato un tasso di cambio inaccettabile. Almeno per lui.

I due quindi mi restituiscono i Rial e pretendono da me che faccia la stessa cosa con i New Manat. Mi rifiuto. Gli animi si scaldano.

Ovviamente non ho voglia di litigare, prendo quindi i New Manat, glieli metto in mano con la faccia contrariata, metto in moto e faccio per andarmene. Mi fermano, ritrattiamo ed alla fine (complice il momentaneo allontanamento del ragazzino) giungiamo ad un cambio simile a quello di prima!

Contenti si rivolgono quindi a Paolo con il quale contrattano un cambio ancora più favorevole. Sono nel completo pallone!

Ce ne andiamo via prima che ci ripensino.

La frontiera iraniana in uscita è – nella logica asiatica – piuttosto macchinosa. I soliti uffici con tre persone dove viene messo un solo timbro. C’è comunque un grosso traffico di merci ed è piena di TIR. Non faccio a meno di notare un gruppo di camionisti alle prese con le pratiche burocratiche e mi sembrano alquanto indispettiti.


Dogana iraniana


Veniamo aiutati da un signore anziano che, almeno dall’apparenza, non pare essere molto convinto su dove andare e cosa fare.

Gira e rigira i controlli sono ultimati e ci troviamo davanti al cancello di uscita chiuso con lucchetto; accanto ce ne è uno aperto ma ci indicano che noi dobbiamo uscire da quello … chiuso.

Aspettiamo ed il vecchietto di prima ricompare con la chiave e siamo in grado di lasciare questa meravigliosa terra.

Entriamo quindi nella zona doganale turkmena di Howdan presidiata da militari ed ho come l’impressione che ci stessero aspettando. Nessun sorriso, nessuna euforia, ma un giovane soldato ci guida nei vari uffici, tenendoci sempre sotto controllo.

Anche qui assistiamo alla solita farsa dei timbri e dei timbretti gelosamente custoditi nonché la ricomparsa della carta carbone (da tempo che non la vedevo!) ma pochi PC.

Per l’ingresso paghiamo la rispettabile cifra di complessivi 74$ suddivisi in:
- 12$ per la tassa ingresso a persona;
- 1$ per la disinfezione moto (non eseguita!);
- 15$ per la tassa ingresso moto;
- 15$ di assicurazione moto;
- 7$ di spese gestione pratiche;

e – la più bella di tutte – 24$ tantum benzina, calcolata sulla base dell’itinerario che dobbiamo percorrere e dovuta dai turisti in quanto la benzina in Turkmenistan costa troppo poco (0.8 TNT = 0.2 €). :wacko:

In poco meno di due ore siamo fuori ed iniziamo la lunga discesa verso la capitale Asghabat che – già da lontano – si intravede.


Discesa verso Ashgabat

Entriamo ad Ashgabat dopo aver varcato una porta faraonica ... e restiamo subito accecati dal riverbero causato dalla enorme quantità di marmo usata per costruire e rivestire gli innumerevoli palazzi che incontriamo.


La porta di ingresso ad Ashgabat

e restiamo subito accecati dal riverbero causato dalla enorme quantità di marmo usata per costruire e rivestire gli innumerevoli palazzi che incontriamo.

Da segnalare tuttavia che questi sono completamente disabitati! :blink:


Uno dei tanti sprechi :(


L’orientamento in città è agevolato dai grandi viali anche se perderemo del tempo a cercare l’albergo a causa di qualche strada chiusa per lavori. Alla fine – aiutati dal solito benefattore – troviamo il nostro albergo.

Enorme caseggiato, in puro stile sovietico, ma rivestito di marmo (Hotel Asghabat, coordinate N37 56.507 E58 23.386, prezzo 35 $ a notte). Le camere non sono malaccio e ci viene consentito di parcheggiare le mukke, praticamente a ridosso della hall.


Moto al sicuro


Troviamo presente la mitica “cameriera al piano”, retaggio post-comunista, ovviamente indaffarata a vedere in televisione, per tutto il giorno, una telenovela turkmena.

La sera passeggiata lungo i vialoni della città, ancora frastornati dai stupendi ricordi dell’ospitalità iraniana.






CITAZIONE (Andreags @ 6/12/2012, 23:23) 
Che ti po di reintegratori hai preso in ... preparazione ?

Grazie e un forte saluto,

Andrea

Grazie.
Ho preso degli integratori per la flra batterica. Roba da banco nulla di speciale.

:P

Martedì 11 Maggio 2010
Ashgabat (TM)
0 km.


Oggi giornata di riposo e visita della città che, onestamente, offre ben poco.

Come detto la città è tappezzata di marmo ed è quindi una città obiettivamente monotona.


Ancora da rivestire


Tentiamo di visitare qualche museo ma lo troviamo chiuso (anche negli orari indicati dalla LP), ovvero in restauro. Tra questi, di sicuro interesse sarebbe stata la visita al Museo del Tappeto. Non resta che guardarci in giro.

Troviamo una città praticamente militarizzata con presidi fissi dinnanzi i numerosissimi palazzi governativi, ai quali non è possibile avvicinarsi più di tanto e ancora meno scattare delle fotografie.

Noto comunque numerosi sedi di Organizzazioni Internazionali (UNHCR, EU, etc.) che poco avrebbero a che fare con il Paese (rifugiati non mi risulta ce ne siano e l’Europa mi pare un tantino lontana), ma è evidente che il petrolio attira in molti … :P

Molti sono anche i teatri ma che hanno tanto l’aria di essere … “di regime”.


Teatro 1

Una sera abbiamo visto uscire da uno di questi teatri, al termine dello spettacolo, molte famigliole dall’aspetto modesto che male si intonavano con tutto quel marmo e forse anche con la rappresentazione teatrale appena conclusa.


Teatro 2

L’effige dell’ex-presidente Nyyazow (deceduto nel 2006) è presente ovunque; statue e molte gigantografie che lo ritraggono mentre impugna una penna, indossa un camice, parla ad un microfono…

Apoteosi dell’egocentrismo è l’Arco della Neutralità alla cui sommità si erge una statua girevole di Nyyazow rivestita in oro. Grazie al meccanismo, l’ex-presidente accompagna così il sole dall’alba al tramonto nella sua rotazione.


L’uomo d’oro

Il luogo forse più interessante sono i due Bazar coperti (quello “russo” e il “Tekke”), dove si trova e si vende di tutto.


Bazar 1


L'ordine e la pulizia regnano sovrani.



Bazar 2

Non sapendo cosa altro fare visitiamo anche la stazione ferroviaria, costruzione faraonica. :rolleyes:


Nientepopidimeno che la stazione ferroviaria


La sera ceniamo nuovamente nel pub inglese dove avevamo trascorso la serata il giorno prima. Meglio infatti non sperimentare altri posti.


Mercoledì 12 Maggio 2010
Asgabat (TM) - Wasabat (TM)
498 km.




La tappa di oggi


La mattina la voglia di scappare da Ashgabat è tanta … e non solo perché fremiamo dal desiderio di attraversare il mitico deserto del Karakum.

Fatichiamo non poco a trovare la giusta direzione per Darvaza – città ora fantasma smantellata dall’ex-presidente Nyyazow in quanto non ritenuta all’altezza degli standard turkmeni!

Le indicazioni stradali non esistono e quindi si naviga a bussola. <_<

Siamo quasi a secco (nella città di Ashgabat non si trovano infatti distributori di benzina) ma appena fuori ne troviamo uno e, per la prima volta, riempiamo anche le taniche di benzina.

Sulla base delle indicazioni fornite da momi nel suo report dovremmo comunque trovare benzina nel villaggio di Jerbent, lungo l’unica strada che partendo da Asgabat attraversa il Karakum, ma è meglio non rischiare. Il reperimento di benzina non costituirà comunque mai un problema, almeno in Turkmenistan.

Vale sempre la solita regola a tutti noi nota, quando trovi un distributore fai SEMPRE benzina, non si sa mai cosa ti aspetta oltre; può infatti capitare di trovare distributori la cui benzina è esaurita o più semplicemente senza corrente elettrica e quindi impossibilitati ad erogare la stessa.

Il caldo aumenta (beh! siamo in mezzo ad uno dei deserti tra i più aridi al mondo) e non voglio immaginare cosa possa essere in pieno agosto!


Che noi si sia in mezzo al deserto è piuttosto eloquente


Deviamo brevemente verso un villaggio per fare rifornimento. Una desolazione, faccio fatica a capire come la gente possa abitare qui.


Villaggio "desertico"


Di tanto in tanto incontriamo sulla nostra sinistra delle piccole stazioni ferroviarie, dall’aspetto piuttosto moderno, ubicate lungo la linea ferroviaria che corre parallela alla strada.

Dall’aspetto esteriore, sembrerebbero più delle stazioni di controllo o di scambio piuttosto che per i passeggeri. Alla bisogna, possono comunque rappresentare un valido punto di sosta per un pernottamento.


Stazione ferroviaria

L’asfalto è, tutto sommato, decente e non incontriamo sabbia sulla sede stradale, anche se il paesaggio è decisamente … desertico. Casse a palla please!!!!

www.youtube.com/watch?v=j7C_OFCkyYU&feature=player_embedded

Nonostante lo scarso traffico, ci sorprende il fatto che stiano lavorando per allargare la sede stradale. Lavoro è forse una parola esagerata; di tanto in tanto si vede qualche escavatore con due o tre operai con pala e piccone e nulla più.

Questa sarà una costante che accomuna tutti i Paesi “stan” – piuttosto che riparare le buche della strada, ne viene ricostruita una nuova parallelamente a quella vecchia.

L’idea di oggi è quella di accamparci per la notte nei pressi di un chiosco segnalato dalla LP e dal buon momi e, prima del calare delle tenebre, spingersi a piedi nel deserto per visitare i crateri gassosi (crateri di origine artificiale, risultato di alcuni esperimenti condotti dai russi negli anni ’50).

Superiamo la ferrovia (che ora da sinistra passa alla nostra destra) e rallentiamo l’andatura alla ricerca del chiosco, che peraltro dovrebbe essere ben visibile dalla strada.

E’ subito delusione. :o:

Troviamo il chiosco … anzi ne troviamo i ruderi. Resiste solo il vecchio forno in argilla per il pane, il tamdyr, che essendo considerato sacro non viene mai demolito.


Il tamdyr


E’ evidente che l’ultimo baluardo di Darvaza è andato distrutto e, di fatto, ci viene a mancare il “campo base” per la notte.


Ecco cosa rimane del chiosco


Ci fermiamo comunque per valutare la situazione; Paolo si avventura a piedi nel deserto per un breve tratto nella speranza di intravedere qualcosa ma nulla, i crateri dovrebbero essere distanti un paio di chilometri dalla strada, e di giorno sono difficilmente individuabili.

Volendoli visitare di notte, il maggior problema è rappresentato dalle moto, dovremmo infatti lasciarle incustodite mentre noi ci avventuriamo a piedi nel deserto.

E poi una volta visitati i crateri (si dice che questi siano facilmente individuabili dalla strada), mancando il chiosco, non avremmo alcun punto di riferimento per rientrare, se non qualche macchina di passaggio lungo la strada.

Decidiamo quindi di saltare la sosta e proseguire verso nord, e pernottare il più possibile vicino al confine.


Poco dopo incrociamo due bikers francesi a bordo di altrettante Varadero 125(!).

Sono in giro da 4 mesi, compiono più o meno il nostro stesso percorso (ma nel senso inverso) ed hanno dovuto saltare il Kirghizistan per i noti fatti.


4 mesi con in giro con questa!


Parte del Kazakistan lo hanno attraversato caricando le moto su un treno merci, troppo sterrato e fango per le loro piccole ruote. Mi domando come abbiano potuto sopportare le temperature rigide incontrate durante l’attraversamento dell’Ucraina e della Russia in marzo e aprile. :o:

Ci informano che siamo preceduti da un folto gruppo di bikers olandesi a bordo di GS che tenteranno di entrare in Kirghizistan.

Riprendiamo la marcia e il manto stradale inizia a peggiorare – da questo momento e per altri 8000 km. (... si avete capito bene 8000 km.!!!!) troveremo strade che definire tali è un azzardo.

Lo sforzo giornaliero sarà quello non tanto di evitare le buche e le voragini quanto decidere – in una frazione di secondo – quale, tra quelle che ti si parano davanti, prendere e quale evitare. :rolleyes:

Più ci spostiamo verso il confine uzbeko e più incontriamo villaggi non segnati sulla mappa ed evidentemente costruiti da poco (forse popolati dagli ex abitanti di Darvaza???).

Attraversiamo vasti campi coltivati e dotati di moderni sistemi d irrigazione. La presenza di qualche edificio rivestito di marmo mi fa sorgere il dubbio che si tratti di villaggi voluti dal Governo, forse nell’intenzione di rilanciare la zona affidandosi tuttavia alla coltivazione di queste zone aride.

Tra poco meno di un’ora il sole tramonterà, decidiamo quindi di fermarci in una locanda per mangiare qualcosa e chiedere il premesso di piantare le tende.

Il locale è gestito da una famigliola (fatichiamo comunque ad individuare le relazioni di parentela) composta da un ragazzo e 4/5 donne piuttosto giovani oltre a 2 bellissimi bambini. La locanda (N42 24.109 E59 23.016) sembra essere l’unico punto di ritrovo della zona.


Famigliola


Mangiamo una squisita torta salata farcita da carne e da legumi, il samsa. Chiediamo al ragazzo la possibilità di piantare la tenda e lui invece ci offre di poter dormire con lui (!!! :rolleyes: ) in un grosso stanzone al piano superiore (le donne sono relegate al piano di sotto).

Ci sistemiamo per la notte ma poi torniamo nel locale dove, saremo invitati ad onorare la tavola facendo compagnia al ragazzo che – nel frattempo – si era fatto preparare la cena “ad hoc”.

Enormi zanzare, intanto, decollano ed atterrano in tutta la zona. :blink:
view post Posted: 5/12/2012, 12:34 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi
Giovedì 6 Maggio 2010
Tabriz (IR) - Teheran (IR)
638 km.


L’uscita da Tabriz è veloce, ottime le indicazioni stradali, ma il traffico è già caotico, sebbene sia piuttosto presto.

Riprendiamo la bella autostrada direzione Teheran, sempre senza pagare il pedaggio (è evidente che tra i casellanti si è sparsa la voce! ;) ).

Dalla segnaletica verticale notiamo che le autostrade sono vietate ai mezzi a motore a due ruote, ma forse il divieto si riferisce ai motorini e non alle nostre moto.

Incontriamo molti posti di blocco con poliziotti muniti di pistola laser; il limite è alto (120 km/h) e non c’è ragione per superarlo.

Talvolta veniamo comunque fermati per un controllo veloce; ma è solo curiosità.

Ogni postazione fissa è comunque preceduta da un cartello piuttosto eloquente nonché buffo e dalla traduzione “maccheronica”. :rolleyes:


Come dire io ti ho avvisato!

Giungiamo alla periferia di Teheran e veniamo inghiottiti dal traffico. Sul GPS ho segnato le coordinate dell’albergo prescelto ma trovarlo senza la cartografia navigabile sarà un serio problema.

Ci troviamo sulla circonvallazione esterna alla città e io, che mi trovo davanti, non so assolutamente quale uscita prendere. A questo punto una vale l’altra ed esco. Paolo mi segue.

Ci fermiamo subito dopo per chiedere aiuto ad un ragazzo fermo di fronte al suo negozio di accessori per auto. Non se lo fa chiedere due volte e – non prima di averci offerto il chai – manda a comprare una mappa della città che ci regala (!), e con la quale ci mostra il percorso da seguire per raggiungere l’albergo da noi prescelto.

Nel frattempo mi accorgo purtroppo che la mia fedele macchina fotografica si è rotta, lo schermo LCD si è esaurito (annerito) e – non avendo un mirino ottico – sebbene possa ancora scattare foto, le devo fare a … “memoria”. :cry:

Grazie alle indicazioni forniteci riusciamo a trovare l’albergo … purtroppo non si rivela essere quello che cercavamo; ci chiedono infatti 200 $ a notte!

Ma mi faccia il piacere…… :blink:

Riprendiamo la marcia per cercare l’albergo che non dovrebbe essere comunque distante. Di tanto in tanto ci fermiamo e chiediamo informazioni. Ma Teheran è enorme ed il traffico è infernale (da una città di circa 8.000.000 milioni di abitanti e 3.000.000 di veicoli cosa vuoi pretendere?), per non parlare dello smog (la LP riporta che, come conseguenza dell’inquinamento ambientale, ogni anno muoiono a Teheran circa 10.000 abitanti).

Ad un certo punto si avvicina un signore su di un motorino che con uno stentato inglese ci fa capire che ci può aiutare e ci invita a seguirlo.

Alla fine, dopo qualche semaforo bruciato e strade a senso unico troviamo l’albergo – ottimo per il prezzo nonché per la posizione (Hotel Firouzeh, coordinate N35 41.184 E51 25.785, pagati per due notti 60 $ compresa la lavanderia, colazione, internet h24 e parcheggio moto).

Facciamo per sdebitarci con il gentile signore che ci ha accompagnato ma nulla, per lui è stato un piacere. Mi da il suo biglietto da visita e chiede solo che gli spedisca la foto con cui è stato immortalato assieme a Paolo.


Omino ON


Cosa che farò appena rientrato e lui contraccambierà con una sua foto mentre è intento a cimentarsi in uno spettacolare passaggio di trial.


Omino OFF


In un vicino edificio ci viene anche offerto un parcheggio dove sistemare le moto; in strada sarebbe stato infatti impossibile lasciarle. Ci troviamo infatti in una zona di autoricambi e non vorremmo che le nostre mukke fossero scambiate per tali… :)

L’albergo è dotato anche di internet wireless ma molti siti sono oscurati, come anche bloccati sono Skipe ed Evaphone.

La sera breve passeggiata per assaporare la città e – ennesimo – kebab!


La tappa di oggi

Venerdì 7 Maggio 2010
Teheran (IR)
0 km.


Giornata turistica, la prima sosta prolungata da quando siamo partiti. Ottima occasione anche per fare lavare la biancheria sporca, da giorni stipata nel sacco a rotolo (non vi dico quando l’ho aperto…).

Visitiamo nell’ordine il Golestan Palace, una specie di mini-cittadella nella città, non lontano dal Bazar (purtroppo chiuso perché venerdì, agrrrrrrrrrr…), cerchiamo invano la Moschea dell’Imam Khomeini, poi visitiamo il Museo Nazionale e il Museo della Ceramica e del Vetro.

Queste alcune foto del Palazzo Golestan:












Oggi è Venerdì e purtroppo il Bazar è chiuso!




Per finire facciamo visita alla “famosa” ex-Ambasciata USA (“US Den of espionage” = la tana dello spionaggio USA) assalita il 4 novembre del 1979 da un gruppo di studenti integralisti islamici.

Di famoso ora resta ben poco, eccetto gli eloquenti murales.







Nel complesso restiamo un po’ delusi dalla città. Forse l’aspettativa era troppa ma non ci è parso che a Teheran ci sia molto da vedere. Di sicuro – avendo più tempo a disposizione – saremmo stati in grado di visitare altre zone della città e scovare qualcosa di più interessante. Peccato comunque.

Facciamo uso della metropolitana, una ottima alternativa al traffico in superficie.

Notiamo che in coda al treno ci sono due vagoni in cui capeggia a grandi caratteri la scritta, in farsi e in inglese, “riservato alle sole donne”. Fin qua, trattandosi di un Paese Islamico, nulla di strano – ma ci sorprende il fatto di trovare le donne anche negli altri vagoni, segno che queste non sono relegate in coda, bensì gli viene data la possibilità di scegliere dove viaggiare.

Sabato 8 Maggio 2010
Teheran (IR) - Shahrud (IR)
412 km.


L’uscita da Teheran è tutta un programma, il traffico è caotico complice anche la giornata del Sabato, che corrisponde all’inizio della settimana.


www.youtube.com/watch?v=rx1maV1lJQk&list=UL


Alla fine riusciamo ad imboccare la strada per Shahrud (statale 44). Si viaggia spediti, il traffico – mano a mano che ci allontaniamo dalla capitale – diventa sempre più scarso. Sono anche contento di aver abbandonato l’autostrada, troppo monotona.

Il paesaggio diventa desertico e la temperatura sale, ma è pur sempre gradevole. Ci fermiamo per fare benzina e, come al solito, veniamo invasi da amici curiosi che ci chiedono di tutto. L’attenzione riservata al GPS è enorme.


Amici al distributore di benzina


Superiamo Semnan e la strada inizia a salire sino a superare, di poco, i 2000 mt.

Arriviamo a Shahrud poco dopo l’ora di pranzo, avremmo potuto continuare oltre ed avvicinarci al confine turkmeno, ma il visto di transito parla chiaro, prima del 10 maggio non si può entrare. Peccato dopo una sosta di un giorno a Teheran la voglia di percorrere chilometri è tanta.

Shahrud è un grande paesone, con nulla di speciale da vedere se non il complesso di Mausolei di Bastam che è poco distante e che visitiamo nel pomeriggio. Shahrud è comunque sede di una grossa università e di gioventù in giro se ne vede tanta.


Bastam

L’albergo prescelto è piuttosto caro per quello che offre, le lenzuola credo non abbiano visto l’acqua da tanto tempo – dormo infatti nel sacco letto (Hotel Nader, coordinate N36 24.928 E54 57.529, prezzo 260.000 IRR).

In compenso le moto, ancorché all’aperto, sono custodite in un cortile al chiuso.


Cesso che più cesso non si può


La sera ennesimo kebab nell’attiguo ristorante.


La tappa di oggi

Domenica 9 Maggio 2010
Shahrud (IR) - Qouchan (IR)
461 km.


Decidiamo di cambiare il percorso per avvicinarci il più possibile al confine turkmeno.

Non pernotteremo quindi a Bojnurd bensì continueremo dritti lungo la superstrada 44 diretta a Mashhad e giunti all’altezza di Sabzevar punteremo a nord-est verso Qouchan, cittadina ad appena 70 km. dal confine con il Turkmenistan.

Imbocchiamo quindi la solita comoda superstrada (ottimo asfalto), lungo la quale troviamo le rovine di quello che doveva essere stato un caravanserraglio.

Osservando bene, le strutture sono due, una di fronte all’altra, a cavallo della strada; una più recente in mattoni rossi e l’altra molto più vecchia fatta di fango e paglia.

Come due cammelli nel deserto, parcheggiamo le nostre “mukke” per riposare un poco.:laughing:


Caravanserraglio, quello moderno…



… e quello antico

Il cielo è azzurro, la temperatura è in salita e non si vedono nuvole all’orizzonte.

Il paesaggio è … desertico …


Il nulla...


Proseguiamo il nostro cammino verso Qouchan e non manchiamo di incontrare altri amici presso un distributore di benzina.

Questo gruppo è più organizzato dei precedenti, appena ci vedono, danno vita ad un tam-tam con i cellulari e nel giro di pochi minuti, l’area di sosta si riempie di curiosi.


Amici al distributore

Riprendiamo la marcia. Il cielo non è più limpido come prima. Si inizia a vedere scuro in lontananza.

Con il passare dei chilometri lo scuro diventa nero pesto; una rapida occhiata alla bussola e capisco che ci stiamo andando proprio dentro.

Entriamo a Qouchan che piove a dirotto e ci mettiamo alla ricerca del primo dei due alberghi segnalati sulla LP. La guida (aggiornata al 2008) cita che un albergo è in costruzione; bene pensiamo noi, sarà quindi nuovo di zecca. Peccato che sia in costruzione ancora oggi!!!!

Cerchiamo quindi il secondo dei due alberghi, sempre sotto la pioggia torrenziale. Girare per le strade iraniane quando piove è estremamente pericoloso; ai lati delle stesse sono infatti presenti dei grossi canali di scolo non protetti da grate. Quando piove forte, questi sono sommersi dall’acqua e non sono più visibili.

Con molte peripezie troviamo il secondo albergo. Intanto continua a diluviare senza sosta. Paolo entra dentro il caseggiato (che ha poco l’aria di essere un albergo) e ne esce sconsolato.

L’albergo ha cessato la sua attività tempo prima. E ora che si fa? :(

Mi si avvicina allora un giovane ragazzo che già da un po’ mi osservava incuriosito dal suo negozio. In un buon inglese mi chiede di cosa abbiamo bisogno, gli spiego che stiamo cercando un posto per dormire ma che l’albergo dove ci troviamo ha smesso di funzionarie.

Non se lo fa chiedere due volte e quindi riaccompagna Paolo all’interno dell’edificio per convincere la proprietaria ad ospitarci per almeno questa notte.

Io resto a guardia delle moto, anzi dei “battelli attraccati al marciapiede” :)

Niente da fare. La signora è irremovibile ma ci indica un possibile affittacamere.

Ehsan (questo è il nome del ragazzo), sale in macchina e si offre ad accompagnarci. Galleggiando nelle strade di Qouchan, raggiungiamo l’edificio; Paolo entra accompagnato da Ehsan ma poco dopo ne esce scosolato – le stanze ci sono, chiedono 16 $ e mi pare di capire che siano peggio di un letamaio.

Ehsan ci vede titubanti – dei tre è lui il più deluso – e ci offre di andare a casa sua. Io e Paolo ci guardiamo in faccia, d’istinto respingiamo, Ehsan quindi insiste, per lui è un onore e ci terrebbe molto.

Accettiamo.

Non solo Ehsan e la sua deliziosa famiglia ci hanno salvato dall’inevitabile destino di passare la notte al freddo e con l’impossibilità di asciugare i nostri indumenti e le moto, ma con la loro ospitalità ci hanno regalato l’opportunità di conoscere meglio questo splendido popolo.

Giungiamo a casa; la madre, il padre e i due gemelli sono in subbuglio. Sono eccitati ed allo stesso tempo a noi grati dalla possibilità che gli diamo nell’aver accettato di essere ospitati a casa loro.

Ci mettono a disposizione un piano della palazzina dove abitano, i pavimenti sono coperti di splendidi tappeti … persiani. La madre ci prepara uno spuntino delizioso, mi pare melanzane marinate in salsa di pomodoro.

Le moto sono parcheggiate al chiuso (mentre la loro macchina viene lasciata fuori). I nostri vestiti sono messi ad asciugare. Dico loro che sono sposato e ci portano in città alla ricerca di un telefono pubblico dove riesco a telefonare a casa (Ehsan vorrebbe addirittura pagare lui la telefonata). Poi gli illustriamo il nostro viaggio e ci porta nel suo negozio (una specie di ufficio postale) dove connessi ad internet possiamo aggiornare il forum di MT e di QdE.

Sono impressionanti! Non si fermano un attimo. Un’ospitalità particolare nel suo genere, completa, attenta ai dettagli, ma mai invadente.

Nel frattempo arriva anche la sorella Elham, da poco sposata e che parla un eccellente inglese.

Si parla dell’Iran, del velo che portano le donne, del governo, della religione, il tutto con un candore disarmante.



Amici



Ad un certo punto mi accorgo che la madre chiama la figlia in disparte e confabulano per un po’. Subito dopo Elham rientra nella stanza ci guarda fissi in faccia e si scusa per il comportamento tenuto dalla madre poco prima.

Boh! Cosa mai avrà fatto la povera donna? :cry:

Capiamo poi che, qualche attimo prima, entrati nella loro casa nel presentarci alla madre avevamo commesso una gaffe imperdonabile; … nel tendergli la mano per stringere la sua, in evidente segno di rispetto e come si fa di consuetudine “dalle nostre parti” (ma “non in queste”), la madre con un certo imbarazzo aveva risposto, ma non prima di aver cinto la sua mano con il chador.

Ebbene, temendo di averci offeso, ora che la figlia è in casa, la madre si sente in obbligo di scusarsi per quella mano coperta dal chador! :rolleyes:

Arriva la sera e ci preparano una cena con i fiocchi; trattati come ospiti d’onore ci viene riservato il lato migliore del tappeto, quello dalla parte del muro dove poter appoggiare la schiena.

Ma le sorprese non finiscono. :)

Elham rincasa e ci fa dono di un porta fortuna in un cofanetto a forma di cuore.

Con la famiglia riunita noto come i ruoli all’interno della stessa vengano sempre rispettati; Elham (che è la primogenita) quando parla è ascoltata con attenzione da tutti i suoi fratelli, ma lei non manca mai di ricambiarli con sguardi affettuosi quando sono loro a prendere la parola. Quando interviene la madre tutti la ascoltano e la guardano con attenzione. I due gemelli, gli ultimi arrivati, prima di parlare chiedono con lo sguardo il permesso al fratello maggiore.

Ovviamente ci scambiamo gli indirizzi di posta elettronica e non mancherà occasione – durante il viaggio – di tenerci aggiornati. Rientrato, dopo un paio di settimane, riceverò un e-mail da parte di Ehsam che mi confermerà che è prossimo a partire per il servizio militare ma anche che altri due motociclisti (non so di quale nazionalità) si sono presentati all’ex-albergo per cercare alloggio!

Arriva l’ora di andare a letto e a me spetta un favoloso tappeto. Mi piace pensare che fosse vecchio di molti anni!


La notte


La tappa di oggi
view post Posted: 4/12/2012, 12:54 [Vintage Report] Long Way Stan 2010 - Asia Centrale. - Report di viaggi
Martedì 4 Maggio 2010
Refayihe (TR) - Dogubayazit (TR)
535 km.


La notte ha gelato e la brina sulle nostre moto ne è la riprova. La temperatura è fredda ed indossiamo tutto quello che abbiamo a disposizione (io tengo su anche il pigiama!). ^_^


Brrrrrrrrrrrrr!


Riprendiamo la marcia verso Erzincan che superiamo subito dopo e dirigiamo verso Erzurum e Dogubayazit, ultimo grosso centro abitato ai piedi del Monte Ararat, prima del confine iraniano e nostra meta finale per oggi.

La E80 peggiora sempre di più, ma qui di cantieri stradali neanche l’ombra – forse è ancora troppo freddo. Ci dicono che l’inverno è stato molto rigido; i danni al manto stradale e la neve ancora presente sulle cime ce lo confermano.


Ha nevicato da poco


Più ci addentriamo ad est e più aumentano i posti di blocco, ora gestiti dalla Gendarmeria o dall’Esercito. Siamo nel mezzo del Kurdistan turco.

Quando ci fermano per il controllo i militari si limitano a chiederci da dove veniamo e dove andiamo. Nulla di più, una stretta di mano, un sorriso e via. Solo sana curiosità.

E mi sembra anche giusto.

In compenso la strada è un susseguirsi di sali e scendi e finalmente incominciamo a consumare anche le spalle dei pneumatici.:wink:

www.youtube.com/watch?v=9yyV4sWM4x4&list=UL

Per ben 5 volte superiamo i 2000 mt.


Come alle montagne russe


Giungiamo a Dogubayazit e ci mettiamo alla ricerca dell’albergo consigliato dalla LP.

In sede di pianificazione, per quelle città ove fosse stato disponibile sulla LP la mappa stradale – confrontando la stessa con Google Earth – sono riuscito, per gli alberghi prescelti, a definire le coordinate geografiche che, immesse nel GPS, mi hanno dato una indicazione (seppur approssimativa) di dove si trovasse l’albergo. In più di una occasione, tuttavia, l’aiuto dei locali è sempre stato determinante.

Ed è anche il caso di Dogubayazit , dove aiutati da un ragazzo in bici che si destreggiava piuttosto abilmente nel traffico raggiungiamo l’albergo Tahran (N39 32.758 E44 04.875), nulla di speciale ma dotato di una ampia terrazza con vista il monte Ararat (purtroppo coperto dalle nuvole), internet wireless gratuito e TV satellitare in camera. Le moto restano parcheggiate fuori sul marciapiede, ma ci garantiscono per la loro incolumità! Prezzo appena 25 TRY.


Il Monte Ararat è lì, nascosto dalle nuvole :angry:

Nel frattempo, alternata a brevi schiarite, la pioggia ha ripreso a cadere. La sera troviamo un grazioso locale dove assaggeremo il primo della lunga serie di kebab che mangeremo nei giorni a venire.



La tappa di oggi




Mercoledì 5 Maggio 2010
Dogubayazit (TR) - Tabriz (IR)
333 km.


Sveglia all’alba … ma perché nella stragrande maggioranza dei Paesi esteri non ci sono le tende pesanti alle finestre degli alberghi? :P

Anche questa mattina non occorre determinare se mettere l’antipioggia o meno; piove, quindi la decisone è subito presa.

Al riguardo devo dire di avere un conflitto personale con l’indumento in parola; semplicemente lo odio! Complice la buona protezione della RT cerco di indossare l’antipioggia il più tardi possibile e quando smette di piovere cerco invece di toglierla il prima possibile, pena la sofferenza.

Riprendiamo la marcia diretti alla frontiera, non prima di aver visitato il Palazzo ottomano di Ishak Paşa del 18° secolo. Peccato per il brutto tempo, che altrimenti ci avrebbe riservato una splendida vista del monte Ararat.


Il Palazzo di Ishak Paşa

Giungiamo finalmente in frontiera di Gurbulak e – dopo aver subito un “furto” ad opera del cambia-valute di turno – veniamo aiutati ad espletare le pratiche doganali per uscire dalla Turchia (piuttosto semplici comunque) da un ragazzo che dice essere iraniano ma che, guarda caso, ci molla proprio sul più bello e cioè quando dobbiamo entrare nella zona doganale iraniana.

Riesco comunque a chiedergli qualche informazione circa la viabilità in Iran; mi informa sui limiti di velocità ed alla mia domanda se le autostrade sono a pagamento mi risponde “Dipende”, “Dipende da cosa?” lo incalzo, e lui mi fa capire che dipende dal casellante. Boh!, staremo a vedere :wacko:

Tornando alla valuta cambiata, sebbene ci abbiano fregato, la quantità di Rial che ci viene data in cambio è impressionante, tanto che si fa fatica a riporla nel portafogli.

Varchiamo il famigerato cancello della frontiera iraniana di Bazargan, timorosi di dover affrontare lungaggini burocratiche stile Egitto o Libia, complice anche il CPD da presentare.

In realtà il tutto si svolgerà piuttosto celermente – pur sempre nel rispetto della logica “asiatica” (uno mette il timbro, l’altro lo controlla e il terzo lo sigla :crazy:), l’importante è non agitarsi e seguire il flusso. Se non capisci, ti adegui e tutto si risolve.


Frontiera iraniana di Bazargan, foto rubata


Accompagnati da un giovane militare ci portano prima al controllo passaporti (dove veniamo esentati dal sottostare ad una lunga fila), poi è la volta della dogana dove una giovane funzionaria controlla in modo professionale e veloce, tutto quello che c’è da controllare.

Il tutto con il sorriso sulla faccia da parte di tutti coloro che abbiamo incontrato e che ripetono nel dirci “Welcome to Iran”, sono orgogliosi del loro Iran, mostrano con fierezza la loro ospitalità. Bene!

Varcando l’ultimo dei cancelli ho come la sensazione di aver compiuto sino ad allora una semplice tappa di trasferimento e che il viaggio inizi in quel preciso momento … non a caso nel superare un dosso non segnalato ed insidiosissimo ci lascio parte del puntale della carenatura. Per fortuna la marmitta non ha toccato terra.

Prendiamo la direzione verso Tabriz. Il limite di velocità è accettabile (95 km/h) ed adeguato al manto stradale (buono) nonché al traffico (scarso).

In compenso, i distributori di benzina sono scarsi ma ne troviamo uno dall’aspetto … “mobile”.

La benzina ha un colore strano ma gli ottani ci sono tutti e le moto non battono in testa. La benzina costa 4000 IRR (0.28 €). Talvolta si trova la “super” alla folle cifra di 5400 IRR!

Ho visto tuttavia molti presentare all’atto del rifornimento una tessera magnetica con la quale la benzina costa appena 1000 IRR. Il che vorrebbe dire la “vertiginosa” cifra di 0.07 €!!!! :(

Nota curiosa: in molti distributori, l’erogatore del carburante non segna il totale da pagare, bensì i soli litri erogati. Questo comporta dover fare il calcolo al volo.


Distributore di benzina su ruote


Poco dopo, all’altezza di Marand, la statale diventa autostrada (con molti tratti a 3 corsie), con limite di 120 km/h ed incontriamo un primo casello per la riscossione del pedaggio.

Noto che tutti rallentano e dopo aver confabulato con il casellante o allungano dei soldi o tirano dritti.

Paolo è davanti a me, si ferma, intuisco che parla con il casellante, tira giù la visiera ed ingrana la prima…

... arriva il mio turno, il casellante mi chiede qualcosa e io, senza sapere ne leggere ne scrivere “Italia, sono amico di quello davanti”, :lol: quello mi fa un sorriso a 36 denti (di cui il 90% cariati) e con un eloquente gesto della mano mi lascia passare senza pagare!

Ma allora è vero che il pagamento del pedaggio “Dipende dal casellante!!”. :rolleyes:


Casello autostradale, ma non si paga


Con l’avvicinarsi a Tabriz il traffico aumenta e la guida degli iraniani si fa più spericolata. Fermi in un’area di sosta assistiamo infatti in diretta ad un pauroso incidente.

Inizia a piovere e ci tocca rimettere l’antipioggia; che palle proprio ora che stiamo per entrare a Tabriz. Il traffico è caotico e al nostro passaggio calamitiamo l’attenzione di tutti. Ci prendono per marziani.

Mi imbuco nelle corsie preferenziali per non rimanere intrappolato nel traffico e – forse complice il sole contro – i poliziotti non mi fermano anzi salutano militarmente alla visiera, scambiandomi forse per uno di loro (spero non la famigerata polizia in moto vista durante gli scontri del 2009…).

Aiutati dal WP immesso nel GPS riusciamo a trovare – dopo vari tentativi – l’albergo prescelto ma non ha un parcheggio e non ce la sentiamo di lasciare le moto per strada. Nel frattempo ha smesso di piovere e la calura (complice l’antipioggia che per scaramanzia non togliamo) sale a dismisura.

Tutte le volte che ci fermiamo per chiedere indicazioni veniamo assaliti da una miriade di persone che ci chiedono da dove veniamo, scattano foto con i telefonini e si offrono in aiuto. Uno di questi, a bordo di uno scooter, si offre di accompagnarci in un hotel che si rivelerà essere fuori dal centro città ma confortevole e – soprattutto – dotato di parcheggio (Hotel Darya, coordinate N38 04.342 E46 14.352, prezzo 40 $).

La sera ennesimo kebab dopo aver scarpinato per molti chilometri. Una sana passeggiata dopo tante ore seduto sulla moto male non fa!


La tappa di oggi
view post Posted: 3/12/2012, 12:55 iRAN - Viaggi
Si certo, con piacere :rolleyes:
110 replies since 21/10/2012