Il Forum dei Motoviaggiatori

Posts written by Gold Wing

view post Posted: 14/10/2012, 19:24 un motopasseggiatore... - Presentazioni
Benvenuto nel forum Umberto! :)
Tutti noi viaggiamo in moto, ognuno col suo ritmo, ognuno con le sue mete.
Siamo tutti motoviaggiatori, ognuno a modo suo. :)
Però, cominciamo a crescere. Quasi quasi chiedo all'Amministratore di aprire una sezione incontri. :D

Edited by Gold Wing - 14/10/2012, 20:24
view post Posted: 14/10/2012, 19:14 Ciao sono Stitch762 - Presentazioni
Benvenuto Luca.
Dopo esservi incontrati di persona in Umbria, mi fa piacere leggerti qui.
CITAZIONE (Stitch762 @ 14/10/2012, 19:58) 
... e occhio Marcello che qui rischi di doverti bannare da solo :P
:D

Sarò severissimo :D
view post Posted: 14/10/2012, 19:16 Un uomo si sta lanciando da 39.000 m, oltre il muro del suono! - Off Topic
Ce l'ha fatta! :)

Ed è vivo!
Sta per toccare terra... col paracadute. :)

Ha toccato terra. Ok.
view post Posted: 14/10/2012, 18:54 Fender98 - Presentazioni
Benvenuto Fender98! :)
Lunga strada anche a te, qualunque mezzo tu cavalchi! :)
Bello l'accostamento musica-viaggio.
view post Posted: 14/10/2012, 18:20 ed io sono Orso Bianco - Presentazioni
CITAZIONE (Orso-Bianco @ 14/10/2012, 19:14) 
Certo che se tu fossi un pò più umano, più relazionale, più ...

Chi, io? :D
CITAZIONE (Orso-Bianco @ 14/10/2012, 19:14) 
beh, speriamo che qui non vengano più fuori episodi spiacevoli...

Garantisco io! ;)
CITAZIONE (Orso-Bianco @ 14/10/2012, 19:14) 
PS certo che un logo Motocuore non guasterebbe mica su tutto questo nero... darebbe un tocco di classe!!!

Se non è troppo grande puoi metterlo nella tua firma. :)
Benvenuto Antonio!
view post Posted: 14/10/2012, 18:07 Un uomo si sta lanciando da 39.000 m, oltre il muro del suono! - Off Topic
Felix Baumgartner sta per lanciarsi da 39.000 mt.
Sarebbe il primo uomo a superare, semplicemente con una tuta (in caduta libera), il muro del suono.
Adesso è a 27.000 m e sta salendo per arrivare alla quota del lancio.
qui la "quasi" diretta: www.redbullstratos.com/live/
view post Posted: 14/10/2012, 11:59 IRLANDA E ISOLA DI MAN (e Inghilterra, Galles, Scozia): 2012 - Report di viaggi
10.7.2012 – martedì -giorno 3
Londra (7.39) – Aberystwyth (17.23)
km 490, viaggio h 9.44, guida h 5.53

Link a Google Maps
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Saluto il provvidenziale motel (noto però che, più avanti sull’autostrada, ce n’erano altri) e riprendo la circonvallazione di Londra. Solito traffico e soliti slalom da parte mia.
Lasciata Londra, continuo verso ovest; oggi raggiungerò il primo dei luoghi del viaggio che ho deciso di visitare, il primo della lista preparata dacasa: Stonehenge.
Comincio ad intravvedere qualcosa dalla strada e lascio la moto nell’apposito parcheggio. C’è un notevole afflusso di gente: inevitabile, vista l’importanza e la notorietà del sito.
Costruito tra il 3.000 a.C. (il terrapieno circolare esterno e il fossato), il2.000 (il cerchio interno di pietre di granito, tra cui le famose bluestone, pietre blu) e il 1.500 a.C. (il ferro di cavallo trilitico, formato da 5 gruppi di 3 pietre, e il grande cerchio esterno).
Lungo il corridoio d’accesso, che collega il parcheggio al sito passando sotto la strada, un disegno raffigura come si presentava Stonehenge 3.500 anni fa.
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e quanto hanno faticato per erigerla.
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Il sito era probabilmente un calendario astronomico o un luogo sacrificale. E’ impressionante vedere l’insieme di questi enormi massi e ancora più impressionante è pensare a come era prima che molti di essi crollassero o fossero asportati, lasciando il sito com’è ora.
Gli enormi triliti sono composti da due monoliti verticali e uno orizzontale, semplicemente poggiato sopra i primi due; si manteneva con un sistema tanto semplice quanto ingegnoso: la pietra orizzontale presentava due piccoli incavi, che si incastravano perfettamente con due sporgenze sulla sommità dei monoliti verticali.
Giro il sito con calma, ascoltando l’utile audio guida fornita insieme al biglietto.
Molte di queste enormi pietre (p.e. le bluestone, pesanti 4 tonnellate l’una) furono trasportate dalle montagne del Galles, lontane 400 km; le più grandi,pesanti 50 tonnellate, provengono da un sito posto a 32 km. Centinaia, forsemigliaia di persone, lavorarono per anni, con gli attrezzi rudimentali dell’età della pietra.
Impressionante, davvero impressionante.
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continua…

Edited by Gold Wing - 23/12/2012, 23:20
view post Posted: 14/10/2012, 11:31 IRLANDA E ISOLA DI MAN (e Inghilterra, Galles, Scozia): 2012 - Report di viaggi
9.7.2012 - lunedì - giorno 2
Langrickenbach (7.08) – Londra (RU) (23.02*) *ora locale
km 1.055, viaggio h 16.54, guida h 9.59

Link del percorso su Google Maps
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Saluto Mathias, dandogli appuntamento tra 13 o 14 giorni, a seconda che per l’Irlanda bastino i programmati 7 giorni oppure decida di fermarmi in quell’isola per 8.

Mi affido al gps per uscire dalla campagna svizzera e arrivare al vicino confine tedesco; e il gps mi ripaga… mandami in stradine sempre più strette e secondarie; la prendo a ridere, non c’è problema, anzi apprezzo questo “fuori programma”, che mi fa apprezzare questi luoghi: ci sarà tanta autostrada oggi, un po’ do strade secondarie mi faranno bene.

E anche questo è il bello del gps; senza mi sarei affidato alla segnaletica o ai consigli dei locali, che mi avrebbero portato sulle solite strade, quelle principali; il gps aiuta a scoprire nuove strade, checchè ne dicano alcuni, che sostengono il contrario.
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Entro in Germania a Costanza e supero il Reno, poco a ovest del punto il cui esce dal lago di Costanza.
La Germaniami accoglie con un segnale per me bellissimo: il cartello riepilogativo dei limiti esistenti in questo Stato, dove è indicato che non esiste un limite massimo di autostrada, essendo i 130 indicati solo consigliati. Grande paese, l’unico al mondo (che io sappia) che testardamente mantiene questo segno di civiltà.
E anche per questo motivo che ho deciso di arrivare a Calais passando dalla Germania e non dalla Francia, oltre al fatto che in Germania (e Belgio) le autostrade sono gratuite.
Dopo un po’ di strade ordinarie (dove comunque vige un limite di 100 km/h, più ragionevole dei 90 che dobbiamo sopportare in Italia e in tanti altri Stati), arrivo in autostrada e lì finalmente posso fare quello che mi pare. Questo non vuol dire correre sempre al massimo, ma semplicemente fare quello che dovrebbe essere la regola normale, in un paese civile: che il limite lo decida il pilota, non un ottuso burocrate. Comunque anche in Germania, in alcuni tratti autostradali, ci sono dei limiti (generalmente 120, presso alcuni svincoli o tratti pericolosi, oltre a quelli con lavori in corso; e tutti li rispettano.
Altra cosa che apprezzo della Germania è l’ordine della circolazione; p.e. se faccio un sorpasso a velocità “normale” (170), la Porsche che mi segue (a distanza di sicurezza) aspetta pazientemente e solo dopo che ho completato il sorpasso riprende alla sua velocità di crociera (spesso 250 km/h).
La Germaniapassa tranquilla; belle colline verdi, tempo buono, benzina cara poco meno che in Italia (prendendo l’E10, che costa meno), stazioni di servizio pulite ed efficienti.
La temperatura è gradevole: non troppo caldo, ma abbastanza per restare semplicemente col completo traforato (nei pantaloni ho però chiuso, dalla Svizzera, le prese d’aria).
Entro in Belgio; belle autostrade. Pianura, traffico tranquillo. Il tempo resta bello.
Dopo un po’ però mi sento un po’ stanco: forse le poche ore di sonno di ieri si fanno sentire e non è bastato il riposo di questa notte. Posso guidare anche 24 ore di fila in moto, ma devo essere perfettamente riposato. In moto quando si è stanchi bisogna fermarsi e riposare: c’è poco da scherzare. In un’area di sosta vedo una panca adatta allo scopo, in un prato: bastano pochi minuti, steso a riposare.
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Il traffico aumenta, ma, quando non bastano le tre corsie, utilizzo quella d’emergenza (storia vecchia quella del divieto dell’uso anche alle moto; io la penso così: una moto, usata in modo intelligente, non dà fastidio sulla corsia d’emergenza).
Entro in Francia, ormai sono a pochi km da Calais. La maggior parte dei cartelli indicano il Tunnel sotto la Manica, ma io ho deciso di utilizzare, all’andata, i traghetti: voglio vedere le “bianche scogliere di Dover”, voglio entrare in Gran Bretagna in modo tradizionale. Il più veloce ( e caro) tunnel lo prenderò al ritorno.
Le indicazioni per il traghetto sono chiare e in breve giungo nei pressi dell’imbarco. Non altrettanto chiare sono però gli ultimi segnali, tant’è che supero senza accorgemene gli uffici dove fare i biglietti (io ovviamente, come mio solito, non ho prenotato nulla) e arrivo all’ufficio controllo documenti (infatti sto entrando nel Regno Unito, uscendo dall’area Schengen); velocemente controllano la mia carta d’identità, ma alla mia richiesta di biglietto mi indica che devo farlo “di là” (indica una direzione). Non capisco bene dove, mi fermo poco più avanti presso quelli che sembrano uffici, a non sono quelli giusti, fino a che esce un’impiegata e mi dice che devo proprio uscire da quell’area, aprendomi appositamente un cancello normalmente chiuso; devo quindi tornare indietro, presso degli uffici che avevo superato senza notarli: è qui che si devono fare i biglietti! Ma è tanto difficile mettere delle indicazioni chiare e “ a prova di errore”?!
Faccio il biglietto (la prima partenza è solo tra un’ora e mezzo: più oltre due ore di traghetto, ecco perse quasi 4 ore per superare questi 40 km di mare).
Nell’attesa, nell’ampio piazzale (davanti a ma c’è un motociclista inglese, su GS 1200), mangio qualcosa dalle provviste di bordo (anche perché non c’è nemmeno un bar nelle vicinanze).
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Imbarco e partenza alle 19.30.
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Vorrebbero legare la moto solo con una cinghia sopra la sella, ma io rinforzo con dei tiranti che passano su paramotore e paraborse sinistri.
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Siamo un piccolo gruppo di moto.
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Le ampie spiagge di Calais sono moderatamente affollate di bagnanti; per la verità, sono pochi, comunque molti per i miei criteri climatici, che non mi indurrebbero mai ad un bagno con questo clima.
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Nelle due ore di traversata, ne approfitto per cenare, anche se piuttosto caro. Ho calcolato infatti che sbarcherò piuttosto tardi e già trovare un alloggio (soprattutto un campeggio) sarà difficile, vista l’ora, quindi meglio non perdere tempo col cibo.
Avvisto finalmente le bianche scogliere di Dover: il sole è ormai basso o proprio di fronte, ma è comunque emozionante. Sono felice di aver scelto il traghetto.
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Sbarchiamo alle 20.50 (ho già tolto un’ora rispetto alla Francia, e questo orario resterà anche in Irlanda). Ce l’ho fatta: sono arrivato in Gran Bretagna in 2 giorni; ora il problema è trovare da dormire.
L’ora tarda, infatti, mi consigliano di fermarmi subito per la notte, altrimenti rischierei di non trovare nulla. Già sul traghetto, ho cercato dei campeggi vicini, ma mi rendo conto che la banca dati del gps è piuttosto scarsa al riguardo, a differenza degli alberghi di cui è pieno. Né mi aiutano i passeggeri del traghetto (nemmeno i motociclisti), che si dimostrano poco informati al riguardo.
Il gps mi segnala come campeggio più vicino uno a 17 km: strano, eppure mi ricordavo di averne visti altri più vicini sul pc quando ho studiato il percorso; evidentemente il gps non li riporta tutti. Decido di puntare senza indugi sul campeggio, anche se, arrivare alle 21 in un campeggio è rischioso, potendolo trovare chiuso. Ma il tempo è buono e non mi va di iniziare il mio viaggio nelle isole britanniche con un albergo.
Superate le scogliere con dei viadotti sospesi, prendo la via per Canterbury (e Londra), ma dopo una decina di km il gps mi manda in una stradina secondaria. La campagna inglese è bella, ben curata, ordinata, ma si sta facendo tardi e temo di trovare chiuso.
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Ha rinfrescato a 15°. Arrivo al campeggio proprio al tramonto, le 21.15.
C’è ancora movimento, vedo diversa gente fuori dalle roulotte e camper. L’ufficio è chiuso ma un cartello avvisa di suonare per emergenze. Emergenze? Se io voglio dormire ed è il tramonto, allora per me è un’emergenza! Suono; dall’edificio accanto esce una coppia, dall’aria svogliata (ma stavano già dormendo?); chiedo dove posso piantare la mia tenda. Mi rispondono che non è possibile. Ma perché? Il prato è lì, a pochi metri, vedo che c’è molto spazio libero, se è troppo tardi posso anche pagare domattina o come preferiscono (ho pure le sterline in contanti), per favore, non lasciatemi a cercare un altro alloggio a quest’ora, sono appena arrivato col traghetto.
Niente da fare: “non è possibile”. “Ma perché?” Insisto. Ditemi almeno il perché! Alla fine dicono che non è un campeggio per tende.
Come?! Ma che c##zo di campeggio è?! Non sono ammesse le tende! E invece le roulotte e i camper, e quelle enormi case mobili (che di mobile ormai non hanno nulla, come molte roulotte e camper) sì?!
Una cosa che odio dei campeggi è vederli trasformati in un’accozzaglia di seconde case, un surrogato dei villaggi abusivi di cemento, non molto dissimili da quelli, appena un gradino sotto nella scala degli obbrobri ambientali. Un campeggio DEVE nascere per le tende, POI eventualmente, possono esserci anche roulotte e camper, ma un campeggio senza tende, dove queste sono addirittura vietate, è un controsenso, come un porto senza barche, un parcheggio senza veicoli, un distributore senza benzina,
Il mio inglese non è tanto buono da esprimere tutto questo ai due gestori del campeggio che, sempre più svogliati, si avviano a rientrare nell’edificio; ma mostro chiaramente il mio disappunto, e sgasso abbondantemente con la moto quando riparto, sollevando un bel po’ di polvere, a turbare quella apparente pace, frutto di inaccettabili divieti.
Ora ho poco tempo da perdere: sono le 21.20, di fronte a me ho Londra (dove non ho nessuna intenzione di entrare) e devo trovare un alloggio, qualunque esso sia.
Torno sulla via principale e arrivo a Canterbury; di alberghi è pieno (li vedo e lo stesso gps ne segnala molti) ma mi sembrano tutti piuttosto cari; chiedo in giro e ottengo qualche indicazione su un albergo economico, indicazioni che si dimostrano ben poco attendibili (mi chiedono infatti l’equivalente di 120 euro: ma siamo pazzi!). Esco da Canterbury (intravvedendo appena la sua famosa cattedrale, sede dell’arcivescovo capo della Chiesa d’Inghilterra) e punto su Londra.
Londra si supera con una grande circonvallazione, un raccordo anulare molto ampio (191 km!); arrivato al raccordo, ne percorro il tratto meridionale, lungo la strada programmata per Stonehenge, mio obiettivo di domani.
L’autostrada è ampia, con 3 corsie per senso di marca più quella d’emergenza; il traffico abbastanza intenso. Dopo meno di 10 km trovo un motel lungo l’autostrada e prendo una camera. Ho fatto tardi, ma adesso posso riposare (sono le 23).
Domani Stonehenge e Galles!

Edited by Gold Wing - 14/10/2012, 16:23
view post Posted: 14/10/2012, 10:35 IRLANDA E ISOLA DI MAN (e Inghilterra, Galles, Scozia): 2012 - Report di viaggi
Aggiornamento del 23.12.2012: il fotoalbum lo potete vedere qui: www.gold-wing.it/moto/2012-07-17-ir...lbum/index.html
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Si dice, sull’isola di Man, che dalla vetta del monte Snaefell si possano vedere 6 paesi: l’isola di Man, l’Irlanda, la Scozia, l’Inghilterra, il Galles e… il Paradiso.
Il Paradiso non l’ho visto, ma gli altri 5 paesi sì. Questo è il report del mio viaggio in questi 5 paesi.
INDICE DEL REPORT/TOPIC (con i link alle varie tappe).
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Gli ultimi tre anni ho compiuto viaggi piuttosto impegnativi, che mi hanno portato ben fuori dal nostro continente:
2009 Mongolia e via della Seta - 2010 Medio Oriente (Israele, Egitto…) - 2011 Giappone e Corea (attraverso la Russia).
Dopo aver attraversato l’Asia da parte a parte, volevo però concludere una “pratica” ancora aperta, rinviata di anno in anno per la voglia di allargare i miei orizzonti (negli ultimi due anni in Asia, nel prossimo, vedremo): visitare l’unico dei 47 Stati europei dove ancora non ero stato in moto: l’Irlanda.
Ecco quindi il viaggio realizzato in questo anno di transizione, tra il Giappone del 2011 e il Giro del Mondo del 2013.
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8.7.2012 – domenica - giorno 1
Lecce (5.57) – Langrickenbach (CH) (20.04)
km 1.377, viaggio h 14.07, guida h 11.58

Link percorso su Google Maps
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Imprevisti tecnici mi costringono a fare le due di notte prima di poter, finalmente, andare a dormire prima della partenza: il gps non accetta tutte le rotte preparate per l’Irlanda, quindi decido all’ultimo momento di portare con me il pc portatile (col quale poter caricare strada facendo sul gps le rotte mancanti) e non solo l’iPad (col quale si possono fare tante cose, ma non gestire le connessioni col gps). Ciò mi costringe ad aggiornare la mappe sul pc portatile, che era ancora con la vecchia versione della cartografia (aggiornata solo sul pc fisso, che avevo usato per preparare le rotte).
Dopo un sonno profondo, ma… breve, sveglia alle 5 e riesco a partire poco prima delle 6. Fa caldo, come ormai da oltre un mese; alle 8 si superano i 30° e nella giornata si arriverà a 40°.
Uso da poche settimane (e per la prima volta in un viaggio lungo) un nuovo completo da moto: giubbotto traforato e pantaloni leggeri con alcune aperture a rete che permettono un buon “ricambio d’aria”. Mi trovo bene e credo proprio di aver trovato, finalmente, un paio di pantaloni adatti a viaggiare in moto (finora nei viaggi ho usato sempre i jeans); trovo questi pantaloni ben più freschi dei jeans. Sarebbero perfetti se le protezioni alle ginocchia fossero estraibili dall’esterno; infatti tali protezioni, pur se molto comode e quindi sopportabili in modo, le trovo scomodo quando cammino e, poiché nei miei viaggi è previsto anche che (qualche volta) io scenda dalla moto per visitare dei posti) ho deciso di toglierle. Mantengo invece le protezioni del giubbotto (gomiti, spalle e un leggero paraschiena), molto comodo anche in moto.
Il viaggio scorre tranquillo; cielo sempre sereno, traffico normale. Dopo un migliaio di km supero Milano e prendo l’autostrada per la Svizzera; ho programmato infatti, per il primo (e l’ultimo) giorno, di fermarmi da un mio amico svizzero, Mathias, che ha da poco completato un giro del mondo in moto.
In una stazione di servizio dell’autostrada, prima del confine, mi aspetta un altro mio amico, Nico (da Biella); lo saluto con piacere, con la sua nuova Yamaha 1200 Supertenerè (bella moto, ma Nico, perché hai venduto la Gold Wing?!). Nico mi ha anche procurato il bollino necessario per le autostrade svizzere… oltre a farmi omaggio di un ottimo pacco di biscotti tipici di Biella; perdonami, ma non sono riuscito a farli durare fino al ritorno; vorrà dire che la mia famiglia li assaggerà… in un’altra occasione.
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Il confine svizzero passa senza alcun controllo e ben presto comincio a inoltrarmi tra le montagne: ci sono le Alpi da valicare e il valico scelto è il San Bernardino. Non ho tempo per la vecchia strada, che si inerpica fino al valico, a quota 2.065); del resto l’ho già fatta qualche anno fa (molto bella). Oggi percorro l’autostrada, che, a quota 1.600 si infila nella galleria e sbuca dopo 6,6 km sul versante nord della Alpi.
Comunque bei paesaggi.
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Il cielo si copre, ma ancora non piove. Rispetto rigorosamente il limite di 80 km, basso nonostante l’autostrada sia in gran parte a carreggiata unica. Dopo il valico il limite, finalmente, aumenta a un più decente 100 km/h.
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Lascio sulla destra il piccolo Liechtenstein e arrivo presso il lago di Costanza, al confine con la Germania, nel cantone svizzero di Turgovia, dove mi aspetta Mathias. E’ una zona rurale, con molti piccoli insediamenti nella campagna a poca distanza dal lago. Tante strade locali e indicazioni solo in tedesco; per fortuna ho il punto gps della casa di Mathias e quindi arrivo a destinazione senza problemi, ma, per l’ennesima volta, ringrazio il gps per avermi semplificato e velocizzato il tutto.
Poco prima di arrivare, piove (l’unica volta della giornata); mi fermo per coprirmi (oggi non avevo ancora utilizzato lo strato esterno, impermeabile, di giacca e pantaloni, perché, anche se la temperatura in Svizzera è notevolmente diminuito, non fa ancora tanto freddo da rendere il completo estivo troppo leggero), ma, come spesso accade, pochi minuti dopo che riparto smette.
Arrivato da Mathias, un arcobaleno suggella la prima giornata.
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Mathias mi mette a disposizione una roulotte parcheggiata nel suo giardino. Ceniamo in giardino. Mathias conosce diverse lingue, ma non l’italiano. A dire la verità, l’italiano lo comprende abbastanza e riesce anche a parlarlo un po’, ma, da vero svizzero, preferisce non parlare una lingua se non la conosce bene; comunque il mio inglese è sufficiente per conversare e, se proprio non trovo la parola, subentra lo spagnolo, ben conosciuto da Mathias e spesso tanto simile all’italiano da essere comprensibile anche da me.
Serata piacevole, trascorsa naturalmente a parlare dei nostri viaggi. Vorrei trascorrere più tempo con Mathias, ascoltandolo mentre racconta del suo giro del mondo. Lui mi chiede anche dei miei progetti e ovviamente gli parlo (lo avevo già fatto quando ci incontrammo a Roma) del mio prossimo giro del mondo, e dell’intenzione di compierlo in due mesi (o poco più); dice è molto difficile compierlo in quel tempo, ma gli rispondo che lo so: se non fosse difficile, che gusto ci sarebbe? Sorride e dimostra di comprendere.
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Vorrei continuare ad ascoltarlo, ma stanotte ho dormito solo 3 ore e ho bisogno di riposare: domani voglio attraversare la Manica e arrivare in Gran Bretagna.
A letto nella roulotte. Connessione internet col mio iPad e il wi-fi di Mathias.

Edited by Gold Wing - 23/12/2012, 17:23
view post Posted: 14/10/2012, 08:01 Ciao, sono Gold Wing - Presentazioni
Ciao a tutti, sono Gold Wing.
Viaggio in moto con una Gold Wing 1500 del 1998, con cui ho percorso 750.000 km. I miei viaggi sono descritti sul mio sito www.gold-wing.it

Edited by Gold Wing - 14/10/2012, 13:06
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