CITAZIONE (Gold Wing @ 13/2/2021, 19:00)
Imbecilli in musica.
Molto probabilmente la foto è stata scattata nella primavera dello scorso anno, quando i dati relativi a questa epidemia erano scarsi ed i risvolti nel campo della pratica musicale sconosciuti.
Nell'ottica di salvaguardare le attività musicali, sia amatoriali che professionali, numerosi autorevoli soggetti (Università, Fondazioni orchestrali, Associazioni, Enti, etc...) hanno condotto studi per analizzare la diffusione aerea del virus mentre si suona, studiando gli effetti denominati “aerosol” e “droplet”. Tali studi hanno tenuto conto anche di altri fattori, quali il movimento dei musicisti, la frequenza respiratoria, la disposizione dei posti a sedere, nonché la tipologia di strumento musicale suonato.
Al di là dello scopo principale precedentemente menzionato, questi studi sono stati utilissimi per creare e condividere un nuovo patrimonio di conoscenze del quale hanno usufruito Scuole, Orchestre e Orchestre di fiati, Cori e, più in generale, tutte le realtà che operano nel campo della musica d'assieme.
Ovviamente sono state condotte numerose sperimentazioni in campo medico, ingegneristico (specialmente fluidodinamico) e giuridico.
Il principio generale è stato quello di minimizzare i rischi considerando qualsiasi soluzione applicabile, ovvero qualsiasi soluzione che permettesse un pieno utilizzo dello strumento.
Sono stati testati anche i sistemi di protezione dedicati agli strumenti che si vedono in foto; tale valutazione è stata condotta in vari paesi (Stati Uniti, Austria, Giappone, Spagna, etc...).
Tra le varie università che hanno partecipato a questi studi cito le seguenti:
- Universitätsmedizin Berlin (Germania)
- Universität der Bundeswehr München, Institut für Strömungsmechanik und Aerodynamik (Germania)
- Freiburg Institute for Musicians’ Medicine, University Medical Center and University of Music Freiburg (Germania)
- University of Cincinnati (USA)
- Imperial College London, University of Bristol, Wexham Park Hospital, Lewisham and Greenwich NHS Trust, Royal Brompton Hospital and ARUP (United Kingdom)
- School of Music, Theatre, and Dance – Colorado State University (USA)
- Politecnico di Torino (Italia)
- Università di Parma (Italia)
Concludendo;
1) Tutto questo ha permesso di creare protocolli che hanno consentito, perlomeno in determinati periodi e/o per orchestre professionali, di proseguire le attività in piena sicurezza.
2) Le attività di musica d'assieme sono cosa ben diversa dallo studio personale; si è fatto di tutto per salvaguardare un patrimonio musicale che (come tante altre attività) sta vivendo un momento drammatico con grossi interrogativi sul futuro (Orchestre professionali e associazioni amatoriali sono in grave difficoltà e per alcune non ci sarà un futuro).
3) Non parlerei di "imbecilli in musica"; magari si può parlare di "ignoranti" nel vero senso della parola: la mancanza di conoscenza dei risvolti del virus ha spinto, in modo molto socratico, alla ricerca, sperimentazione e condivisione di nuove soluzioni.