... continua il giorno 18
La strada, quando non è trafficata, è piuttosto stretta… almeno a parte da me praticabile.
Sbaglio anche strada per qualche km, perché il gps voleva farmi risparmiare qualche km facendomi prendere una strada secondaria. Figuriamoci! Se già sono così le principali in India!
D’altra parte, non è che i segnali stradali aiutino molto…
Ogni paese è quasi una lotta per la sopravvivenza nel traffico e per evitare di cadere sulle strade dissestate.
Arrivo al valico di Sunauli; mi meraviglio di non aver ancora visto nemmeno un cartello con la scritta Nepal… almeno non in modo da me intellegibile.
Spesso le donne viaggiano così e mi chiedono come facciano, in queste condizioni e strade, a mantenere i vestii così puliti.
Finalmente qualche albero, che tra l’altro mi regala anche un po’ d’ombra.
Il confine si annuncia con la solita chilometrica fila di tir, che io supero regolarmente…
anche contromano…
almeno fino a che, il traffico, implacabile, mi avvolge nella sua inesorabile morsa e mi blocca. Anzi, blocca tutti.
Masi prende la cosa un po’ a ridere e la moto è molto fotografata.
La cosa complicata per me è, come al solito, mantenere l’equilibrio su queste strade, ma, con qualche manovra al limite, riesco a districarmi dal traffico e a raggiungere il primo posto di controlla della dogana indiana. Di qua mi chiedo ancora come ho fatto a passare.
Parcheggio quasi nell’ufficio immigrazione indiano, dove compilo le solite carte, in mezzo a una certa confusione.
Molti turisti che fanno trekking in Nepal… nessun motociclista.
Poi faccio compilare il carnet (ad un altro ufficio: la solita complicazione), cambio un po’ di euro in rupie nepalesi (quelle indiane le ho finite con l’ultimo rifornimento di benzina, fatto apposta a questo scopo) e infine supero il confine.
Sono in Nepal!
Ma qui mi tocca ripetere tutta la trafila, ed è anche un po’ più complicato per il carnet, ma per fortuna mi aiuta il solito faccendiere (10 $), altrimenti stavo ancora lì a cercare timbri.
Infine, riparto, libero: ora in Nepal è mio.
Ma purtroppo i controlli di frontiera mi hanno fatto perdere troppo tempo e quindi non solo mi è impossibile raggiungere oggi Pokhara, ma temo anche di non arrivare prima del tramonto a Tansen, una bella cittadina sulle prime montagne (dove c’è anche un ottimo albergo).
Dopo qualche km che mi fa capire che le strade qui in Nepal sono perfino peggio che in India (buche pericolose, non segnalate), mi fermo nella prima città importante, dove dovrebbero esserci un paio di alberghi (li indica il gps e li trovo con questo: poi scopro che ne indica anche la guida, ma diversi; comunque col gps è più comodo trovarli).
Mi fermo al primo; non è un granchè (anzi è decisamente spartano), ma ha l’essenziale: personale gentile (mi tempestano di domande sul mio viaggio), un parcheggio sicuro (anche se raggiunto in modo rocambolesco, proprio davanti all’ingresso), un letto, un bagno con doccia e un ristorante dove apprezzo il mio primo pasto nepalese (saporito e abbondante). E, last but no least, costa appena 600 rupie, cioè 5 euro.
Domattina voglio alzarmi presto, anche perché qui la sera non c’è molto da fare e non c’è nemmeno internet. E voglio fare molti km in Nepal; alle 6.30 via, verso l’Himalaya.