Giorno 77, mercoledì 18 dicembre, da Nouackhott a Nouadhibou, km 479, totale 28.188Il programma di oggi è arrivare a Nouadhibou, ma ho una piccola speranza di riuscire a entrare nel Sahara Occidentale e quindi arrivare a Dakhla. Difficile, non solo per i km, ma anche perché in mezzo c’è la frontiera col Sahara, controllato dal Marocco. Comunque intanto parto poi si vedrà.
Controllo l’acqua del radiatore: è ok. Saluto il guardiano del parcheggio (mancia “obbligatoria"),
ed esco, il più presto possibile, da Nouakchott. Questa città proprio non la sopporto, con la sua confusione, le sue strade di sabbia, la mancanza di qualunque forma di pianificazione urbanistica e… di benzina.
Sì perché, c’è anche questo; ieri sera arrivando quasi in riserva (anche se ho la tanica extra di 10 litri piena), mi ero preoccupato di fare benzina, ma tutti i distributori avevano solo gasolio! Molti addirittura avevano solo le colonnine del gasolio e, quindi la benzina non la vendono mai. All’ultimo tentativo prima di andare in albergo, ieri sera avevo trovato un distributore con la benzina (qui chiamata, alla francese, “essence”) e quindi il problema è risolto… per ora.
L’albergo a Nouakchott
e l’uscita dalla città.
24°, non fa assolutamente caldo, e il cielo è grigio: credo sia (come nei giorni scorsi) l’umidità che proviene dal vicino oceano. Aggiungo che Nouakchott ha un importante porto peschereccio (questo è una mare molto pescoso), ma stranamente ha completamente rivolto le spalle al mare, che è lì, distante, quasi senza rapporto con la città, che è essenzialmente una città di terra, come appunto un grande accampamento nomade.
Il cielo resta grigio anche sopra il deserto, fin dopo le 11.
Cammelli (per la precisione dromedari, con una sola gobba).
Improvvisamente sento la moto non andare bene, non mantiene la traiettoria; do inizialmente la colpa all’asfalto irregolare, ma poi ho un terribile dubbio. La ruota, probabilmente la posteriore. Allungo un attimo le gambe e sento che la moto è troppo bassa. Vedo un piccolo incrocio davanti, rallento e mi fermo lì, in mezzo al nulla.
La ruota posteriore è a terra!
Controllo la pressione, ma è evidente che è a zero, e il manometro può solo confermarlo.
Dopo pochi minuti la gomma si affloscia completamente, riesco appena a mettere il cavalletto laterale.
E adesso?
Tiro fuori tutto il necessario e lo dispongo ordinatamente e intanto penso.
Kit antiforatura (mai usato “sul campo”: le solite strisce adesive da infilare nel foro), manometro, pompa manuale.
Il primo problema è trovare il foro. Guardo: non lo vedo. Sulla carta dovrebbe essere semplice, ma, appunto, sulla carta. Provate a trovare un foro sulla gomma posteriore completamente a terra di una Gold Wing a bordo strada in un deserto. Guardate le foto: è già tanto se si vede la gomma, figuriamoci un forellino!
Provo a gonfiare la gomma con la mia solita pompa, ma l’operazione è lenta e scomoda; mi sembra però di cominciare a sentire uscire l’aria da qualche parte, ma la gomma è a terra.
Ho il terrore di cosa potrebbe succedere, con una gomma non riparabile e fermarmi chissà quanto tempo in quello schifo di città di Nouakchott (è l’unica città nei dintorni, circa 65 km indietro. Non c’è altro per 400 km!
Chiedo aiuto a un camionista (mi sono fermato apposta a questo incrocio, perché ho notato dei lavori: dove ci sono lavori, ci sono dei camion e dove ci sono dei camionisti c’è sempre qualcuno che ti può aiutare.
Lavora nella vicina cava di sabbia: va alla cava e torna col camion di un amico che ha un compressore. Col compressore del camion è un attimo gonfiare la gomma e riesco subito a individuare il foro. Che fortuna, è in una posizione facilmente accessibile, proprio poco avanti alla valvola in zona centrale, dove la gomma poggia sul terreno.
Prendo il kit e riparo la gomma. Gonfio ancora un po’ col compressore e controllo la pressione col mio manometro: 2,85 bar. Perfetto (la tengo a 2,8 normalmente). Aspetto 5 minuti e sembra che la riparazione regga. Ringrazio (mancia) e riparto.
Sto attento ai segnali dalla moto ma mi sembra tutto ok. Forse ce lo fatta! Sì, ce l’ho fatta!
Questo però mi ha fatto perdere troppo tempo e quindi decido di fermarmi a Nouadhibou, altrimenti il buio mi sorprenderebbe è per strada: qui tra una città e l’altra non c’è assolutamente nulla.
Le dune sono sempre più alte.
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Pochi semplici insediamenti.
I soliti cammelli
e tanta strada.
A metà strada tra Nouakchott e Nouadhibou mi fermo a far benzina (solo 2 distributori con benzina in 470 km)
e noto una moto italiana! Ovviamente mi fermo.
E’ Roberto, toscano della Versilia col suo Ktm mono 650, he va verso Dakar. Chiacchieriamo, ci scambiamo informazioni, Ci sono anche altri due italiani, lì per caso, anche loro diretti a sud, ma con un’auto.
Ancora deserto, ma ora c’è il sole.
La temperatura arriva (e supera, ma non di molto) a 30°. Molto frequenti i controlli della polizia, ma fanno perdere relativamente poco tempo, perché ho portato dall’Italia le “fiche” di identificazione, in pratica dei foglietti dove ho scritto (al pc) tutti i miei dati (nome, passaporto, ecc…). Fanno risparmiare molto tempo; inoltre spesso i poliziotti non chiedono nemmeno il passaporto e quando sentono che ho le “fiche” sono molto contenti anche loro, perché per loro è tutto lavoro in meno: le prendono, salutano e me ne vado subito. Sempre molto gentili.
Rileggendo quello che ho scritto, mi vien ancora da ridere quando penso alla faccia di mia moglie quando, a Lecce, ha notato sulla mia scrivania, dove avevo posto tutti i bagagli del viaggio in attesa di stivarli sulla moto, un pacchetto chiuso con in bella evidenza la scritta “FICHE”. Mi ha chiesto subito cosa sono, con la faccia già da inquisitore! Teresa, si scrive FICHE ma si pronuncia FISH !!!
Molti rottami di auto a bordo strada, abbandonati al deserto.
Ancora deserto: davanti, di lato, dietro. Ovunque solo deserto. E’ il Sahara.
Sono quasi a Nouadhibou; vedo la linea ferroviaria (l'unica della Mauritania) che porta i minerali di fosfati, per mezzo di un lunghissimo treno, dalle miniere poste all’interno del paese fino al porto di Nouadhibou, costeggiando il confine del Sahara Occidentale.
Supero l’incrocio con la strada che porta a nord, nel Sahara Occidentale controllato dal Marocco, verso la città di Dakhla. Ci tornerò domani (questi ultimi 48 km devo farli due volte).
Nouadhibou è quasi alla fine di una lunga penisola (circa 50 km), che termina col Capo Bianco; questa penisola è divisa a metà dalla frontiera col Sahara Occidentale, ma in questo punto il Marocco non lo controllo e di fatto è amministrato dalla Mauritania; comunque il lato del Sahara Occ. È interdetto ai turisti, con la città di La Gouera.
La lunga penisola, diretto a Nouadhibou.
Il mare a sinistra, con la grande baia.
Arrivo a Nouadhibou, un po’ meglio di Nouackhott.
Albergo campeggio Abba, come programmato (avevo il punto gps e ne avevo letto bene). Visti i prezzi, prendo la camera e non il posto tenda: l’equivalente di 12 euro, compreso il bagno in camera, anche se moooolto essenziale.
Cena al ristorante 600 m da dove sto scrivendo (il wifi c’è solo qui). Questi 600 m, a piedi (forse 1 km) sembrano lunghissimi, perché l'illuminazione pubblica è assolutamente zero, nonostante sia in una zona centrale, e i marciapiedi sono quasi inesistenti.
Domani voglio saltare Dakhla e tentare di arrivare a El Aiun, sono 880 km. Se non foro…
Edited by Gold Wing - 18/12/2013, 22:28